Se il titolo ammicca al canzoniere italiano (ormai pare quasi una regola non scritta), il resto guarda ai fasti del nostro cinema di genere e non solo. Cobra non è: Rettore benedice ma c’entra solo sulla superficie dell’assonanza onomastica, perché questo Cobra è rapper cresciuto tra sogni e rogne alla periferia dell’impero.

Per risollevarsi da un imminente fallimento, dopo anni di successo, il manager Sonny, senza dire niente all’amico-assistito, combina un incontro con una major. E promette la collaborazione tra Cobra e LAZY B, producer tra i più celebri. Ma il rapper, un attimo prima di entrare in sala di registrazione, cambia idea. Qualcosa non torna e, insomma, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.

Da qui parte la nera commedia borderline che segna il debutto nel lungometraggio di Mauro Russo, già autore di videoclip per Fedez, Club Dogo, Salmo, Marracash, Clementino, Rocco Hunt e Gue Pequeno.

E a festeggiare l’appuntamento con il cinema – mancato, nei fatti: si va direttamente su Amazon Prime Video, dal 30 aprile – arrivano amici del settore. Ecco Elisa, Max Pezzali, Clementino, Tonino Carotone, Il Pancio ed Enzuccio, tutti impegnati in cammei divertiti più che divertenti.

Un gioco con lo spettatore, uno dei tanti che si pone questo pastiche tra pulp e trash col piede sempre pigiato sull’acceleratore e che intreccia suoni e temi della scena rap con gli umori e i colori dei b-movie. E, infatti, c’è di mezzo anche Ruggero Deodato, demiurgo del Cannibal Holocaust, che ha girato una sequenza di tortura rimasta inedita, disponibile solo nella versione integrale del film (quando?).

Operazione simpatia, diciamo, nei confronti di quell’universo lì, per rivendicare un’adesione – o l’eredità? – rispetto a un genere oggi riproducibile quale omaggio o facsimile.

Cobra non è vanta dalla sua un gusto dell’eccesso certo intrigante in un cinema spesso votato alla sottrazione e al minimalismo. I divertenti titoli di testa dichiarano subito lo spirito eccentrico di un regista spavaldo.

 

Ma, al contempo, ha al passivo qualcosa di troppo caotico per essere davvero convincente. Un rutilante circo di freaks (sempre notevoli Nicola Nocella e il protagonista Gianluca Di Gennaro) che non di rado si limita ad accumulare facce e fattacci. L’inserto animato è più un vezzo che una necessità, a suggellare la simpatica caciare di un pasticciaccio derivativo.