C’era parecchia curiosità attorno a Child 44: per il cast stellare (Tom Hardy, Noomi Rapace, Gary Oldman, solo per dirne alcuni), la delicatezza del tema (la caccia a un serial killer di bambini), lo sfondo politicamente minato (l’URSS stalinista).

Invece il thriller diretto da Daniel Espinosa (Safe House) e tratto dal bestseller di Tom Rob Smith, risulta fiacco sotto tutti i punti di vista e per l’intera durata (due ore e venti!), riuscendo nella non facile impresa di fare dei propri punti di forza i suoi elementi di debolezza.

La notorietà degli interpreti è un’arma a doppio taglio, soprattutto quando devi cambiargli nazionalità: insomma sentire il loro inglese vagamente storpiato dall’accento russo non aiuta, ma quello che più dispiace è vedere imbrigliate le loro doti recitative in personaggi senza profondità, uomini meccanici dalle emozioni scialbe e l’anima chiusa in poche righe di sceneggiatura. Quest’ultima, a firma di Richard Price, è approssimativa e farraginosa, indecisa tra l’invettiva al comunismo e la classica detection.

Un equivoco che la regia anonima non riesce a chiarire e che genera un film manicheo e senza suspense. Giustamente proibito nella Russia di Putin, ma per le ragioni sbagliate.