È un autore da tenere d’occhio Michaël R. Roskam, regista e sceneggiatore belga che aveva stupito molti con il suo esordio Bullhead (2011), pellicola che a sorpresa era stata candidata all’Oscar per il miglior film straniero nell’anno in cui vinse Una separazione di Asghar Farhadi.

Chi è senza colpa è la sua opera seconda e la conferma di un notevole talento, seppur ancora da affinare, e di una spiccata personalità registica.

L’ispirazione viene da un racconto di Dennis Lehane (intitolato Animal Rescue), grande scrittore noir e autore di romanzi da cui sono stati tratti film come Mystic River di Clint Eastwood, Gone Baby Gone di Ben Affleck e Shutter Island di Martin Scorsese. Lehane si è anche preso la briga di scrivere la sceneggiatura e il suo stile di scrittura si respira fin dalle primissime battute.

Al suo primo copione realizzato a tutti gli effetti per il grande schermo, lo scrittore ha avuto dalla sua un gruppo di attori in grado di interpretare al meglio i suoi dialoghi, a partire da Tom Hardy che veste i panni di Bob Saginowski, ex criminale di Brooklyn che gestisce un bar insieme al cugino Marv. Il locale però è utilizzato dalla criminalità locale per riciclare denaro sporco e, seppur ne sia consapevole, Bob cerca il più possibile di rimanere lontano dai guai. Molto presto, però, le cose cambieranno.

Il soggetto sa indubbiamente di già visto e potrebbe risultare fin banale, ma il ritmo è buono e la regia secca e rigorosa al punto giusto.

Grazie a una confezione curata e a una serie di svolte narrative credibili, Chi è senza colpa procede senza cali evidenti sino alla fine, valorizzato da una buona atmosfera e da un forte spessore dato ai personaggi.

Semplicemente strepitoso Tom Hardy, che si conferma uno degli attori più in forma in circolazione. Da segnalare, però, anche le belle performance di Noomi Rapace, John Ortiz e soprattutto del compianto James Gandolfini (Marv) alla sua ultima prova in assoluto per il grande schermo.