“Molti di voi hanno diviso con me più di 15 anni di progetti, ora si apre una nuova fase”. Il regista René Ferretti (Francesco Pannofino) molla la brutta fiction tv e si prova in un film d'autore “alla Gomorra”. Ma il mondo del cinema può essere perfino peggio: tra cinematografari snob, attrici nevrotiche e attori eroinomani, sceneggiatori modaioli e squali assortiti, Boris Il film arriva sul grande schermo con lo stesso cast della serie e gli stessi autori, Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, che firmano anche la regia. Produce Wildside, in collaborazione con RaiCinema, ed è il meglio approdo possibile per una fiction anti-fiction già di culto: come avrà fatto 01 a scipparlo a Medusa? Funziona tutto, le risate corrono sul filo della satira, travolgendo vizi e ancora vizi dello spettacolo italiota, dove si può girare addirittura Il giovane Ratzinger, perfino una Cagna merita il primo piano, la fotografia è sempre “aperta” e dal libro di Stella e Rizzo può nascere - udite, udite! - Natale con la casta
Davvero, si ride e si riflette, perché lo humour sardonico, verace e feroce è al servizio delle care, vecchie cellule grigie: siamo lontani anni luce dai cinepanettoni, rispetto a Zalone c'è più cinema e una sola sequenza vale il pur non disprezzabile Benvenuti al Sud. Insomma, tutto bene, a parte un insidioso dubbio che deflagra nel finale: tra peti e il refrain di Martellone (omissis) a scardinare l'autorialità che fu, il film nel film Natale con la casta rischia di divertire più di Boris.
Aridatece il cinepanettone? Certo che no, ma i tre registi-sceneggiatori osano con coraggio, fino a rasentare il masochismo: se è vero, e così è, che questi frizzi e lazzi piovono su una società che non è più quella che li tenne a battesimo, perché ne ridiamo ancora? Malattia tricolore o patrimonio nazionale? Come direbbe Martellone… Ma è l'ennesima prova che qui non ci sono le solite quattro battute cacio e pepe: Boris Il film è un grande film. Da ridere con la testa.