Lo spunto di partenza è Vacanze per un massacro - Madness di Fernando Di Leo (1980). Gabriele Albanesi – che nel 2007 esordì con l’horror Il bosco fuori – stavolta si diletta a rendere omaggio ad uno dei generi italici per eccellenza, il poliziottesco anni ’70.

O meglio, visto che di poliziotti – eccezion fatta per una breve parentesi iniziale in un carcere algerino – non ce n’è neanche uno, prende le mosse da lì – il sanguinario prologo, i successivi titoli di testa in triplo split screen che seguono la corsa su due ruote con accompagnamento musicale consono (colonna sonora di Emanuele Frusi, già al servizio per Toni D’Angelo – guarda caso – per il recente Calibro 9…) – ma poi concentra tutto il discorso in un unico luogo (la villa), scenario di un redde rationem violentissimo e senza esclusione di colpi.

Marco Bocci è Sergio, delinquente da quattro soldi che viene ingaggiato dall’avvocato di un misterioso committente per recuperare la refurtiva di un colpo avvenuto molti anni prima. Il bottino si trova (?) nella serra abbandonata di un lussuoso chalet sperduto tra i monti: qui vivono Michele (Peppino Mazzotta) con la moglie Damiana (Maria Fernanda Cândido) e la figliastra Fiore (Amanda Campana, era nel cast della serie Netflix Summertime), adolescente con cui il capofamiglia ha una relazione piuttosto complicata.

Bastardi a mano armata

L’arrivo del malintenzionato – dall’animo comunque tutto sommato nobile – farà assumere al film i connotati dell’hostage movie virando poi definitivamente verso i lidi del revenge movie: la costruzione dell’intreccio operata da Albanesi (in scrittura insieme a Luca Poldelmengo e Gianluca Curti, quest’ultimo anche produttore con Minerva Pictures) gioca molto sulla sorpresa, affidando ad un lungo flashback nella seconda parte il disvelamento del passato dei tre personaggi principali, effetto domino che prende il via con l’entrata in scena di Caligola (Fortunato Cerlino).

Fatta salva la capacità di mantenere sempre abbastanza viva la tensione, anche attraverso colpi di scena ben calibrati, Bastardi a mano armata calca un po’ troppo la mano – rischiando più volte il ridicolo involontario – con l’esasperazione di pose e ralenti ben più che superflui, il carico di una colonna sonora onnipresente, oltre all’inevitabile appiattimento del personaggio interpretato dalla brasiliana Maria Fernanda Cândido (era la moglie di Favino nel Traditore), giocoforza penalizzata dal doppiaggio.

Bastardi a mano armata
Bastardi a mano armata
Bastardi a mano armata
Bastardi a mano armata

Albanesi porta dunque avanti il progetto di riabilitazione del cinema di genere italiano con un action-thriller sicuramente perfettibile ma tutt’altro che deprecabile, percorso che rientra sul sentiero già tracciato dalla Minerva Pictures di Curti e Santo Versace, che dopo Calibro 9 torna a misurarsi con il cinema di Fernando Di Leo: Vacanze per un massacro, titolo certamente meno noto rispetto ai più celebrati del regista di La mala ordina e Il boss, viene riletto spogliandolo del tutto (o quasi, eccezion fatta per alcune situazioni affidate a qualche foto osé destinata ai social) della componente erotica, spingendo maggiormente sull’aspetto cupo e feroce: “Un noir selvaggio dove nessun personaggio è senza colpa”,  disse il regista ad inizio riprese. Intenzione a ben vedere rispettata, con una concessione al finale semiaperto dopo l’inevitabile massacro.