Chi di gioco ferisce, per gioco perisce. Per Alex, Riko, Chino, Thomas, Diana e le sorelle Lara e Monica doveva essere una allegra scampagnata, all'insegna del Soft-Air: fucili giocattolo, spari per finta, dolore minimo e adrenalina massima, un modo come un altro per stare insieme in una torrida giornata estiva.
Ma qualcosa va storto, anzi, più di qualcosa: quel selvaggio campo di battaglia nasconde un passato da base militare, già teatro di operazioni segrete. Ma anche il presente si coniuga tra pericolo e orrore: Alex ci rimane secco, preso a pallettoni da un uomo con maschera anti-gas sbucato dal nulla. Per i sopravvissuti inizia la lotta dura e con molta paura: il nemico è là fuori, ma chi è? E perché ha messo nel bersaglio proprio Alex e compagnia sfigata? La caccia è appena iniziata: chi rimarrà in piedi?
Interrogativo thriller, cui il nostro cinema si sottopone sempre più raramente, preferendo ridere a bocca larga e stomaco pieno: qui, al contrario, arriva il famoso pugno, portato dall'esordiente Cosimo Alemà, videoclipparo d'eccellenza, da Mina a Fabri Fibra. E' At the end of the day, che arriva nelle nostre sale, dopo un tot di vendite all'estero, dall'Australia all'Inghilterra: non c'è da stupirsi, lingua inglese, cast internazionale di giovani promesse o presunte tali, e dedizione al genere thriller con screzi horror.
Metteteci una colonna sonora raffinata e alternativa, con Soap and Skin, WW e Hammock, e il gioco è fatto: avanti il prossimo, la falce incombe. Ma il film la scampa: regia gggiovane ma non pretenziosa, sonoro in primo piano, dinamiche relazionali genericamente trattate, azione e suspense, e un po' di nichilismo pret-à-porter.
Buon(in)a la prima, dunque, ma gli applausi vanno alla sinergia produttiva - The Mob, Frame by Frame, The Coproducers, Bmovie, Eurolab - e al respiro internazionale: ansimante, ma con stile. D'altronde, non di sola commedia può vivere il made in Italy: dopo tanti frizzi e lazzi, anche la morte ci fa belli.