Titoli di testa: la “i” e la “o” di Marvel Studios si trasformano in un dieci, e la madre di tutti i cinecomics festeggia il decennale di avventure sul grande schermo. Il primo Vendicatore fu Iron Man nel 2008, poi tutti gli altri arrivarono a cascata, da Hulk a Thor fino ai mitici Avengers, ora impegnati nella Infinity War, la lotta per sconfiggere il malvagio Thanos e riportare l’armonia tra i popoli.

Forse nessuno si aspettava un successo così grande, l’inizio di un nuovo ciclo e di una passione per i supereroi che non conosce confini. Ma si sa che il pubblico ha bisogno di evadere dalla realtà, dai doveri di tutti i giorni e dai leader che alzano la voce senza concludere nulla. Così si rifugia in mondi alternativi, dove la tecnologia di Tony Stark evita le catastrofi. Il segreto del successo è stato quello di creare un universo interconnesso, dove ogni film è legato ai precedenti, ma allo stesso tempo ha vita propria. Riesce a soddisfare i fan incalliti e lo spettatore di una volta sola.

 

Nel 2018 abbiamo già visto il politico Black Panther, l’epico Avengers: Infinity War e adesso Ant-Man And The Wasp, il sequel di Ant-Man del 2015. Ma forse la saga de “l’uomo formica” è sempre stata quella con una marcia in meno: poco al passo coi tempi, senza una dimensione globale, e con una comicità sciocca, che non aggiunge nulla alle peripezie dei protagonisti.

L’idea di partenza affonda le radici nel più classico degli espedienti, quello del cambio di prospettiva in stile Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi. Ant-Man non ha superpoteri, ma tramite la sua tuta può rimpicciolirsi, per poi diventare enorme come se fosse Godzilla. Quando è “ridotto”, anche gli insetti più piccoli possono essere letali, e si assiste a battaglie in stile Radiazioni BX: distruzione uomo, con piccioni giganti pronti a scatenare l’inverosimile.

È ovvio che nessuno osa prendersi troppo sul serio, e i toni da commedia spesso prevalgono sullo spirito action e sulle sfaccettature dei personaggi. Il villain (Ghost) non ha lo spessore di Thanos, e forse non è neanche così cattivo. È un classico antagonista venuto da non troppo lontano, che ha le sembianze della bella Hannah John Kamen. Nei fumetti, Ghost era un uomo, mentre il regista Peyton Reed lo trasforma in una guerriera, per esaltare la componente femminile e girare combattimenti selvaggi tra donne.

La Marvel vuole le sue eroine e, in attesa di Capitan Marvel, cerca di cavalcare l’onda del cambiamento hollywoodiano aumentando le quote rosa. Forse questo è l’unico lato positivo di una vicenda a tratti demenziale, con qualche richiamo cinefilo all’inseguimento in macchina per le strade di San Francisco di Bullit e alle trame amorose di Ma papà ti manda sola?. Ant-Man resta nell’ombra dei suoi colleghi più blasonati, e si aggrappa al talento di Michael Douglas e Michelle Pfeiffer. Succosa scena dopo il finale strappalacrime, restate seduti.