Il calcetto come escamotage socio-antropologico: è il pallone a legare le storie di persone differenti per sesso, età ed estrazione sociale, sul campo della commedia. Dopo Tre metri sopra il cielo e L'uomo perfetto, Luca Lucini sceglie di giocare a Trieste il suo Amore, bugie e calcetto, prodotto da Cattleya per Warner Bros. Italia, con un budget di 4 milioni di euro. Film corale sulla quotidianità di uomini e donne di tre generazioni diverse (20enni, 30enni, 50enni) tra piccole gioie, grandi stress ed eccessi abituali, il Leitmotiv, secondo il regista milanese, è "la metafora del "fuori ruolo": tutti vorrebbero cambiare posizione sul campo della vita". Per mettere in scena questa nostrana comédie humaine, un cast "all-star": Claudio Bisio nei panni del ragazzo 50enne Vittorio, separato da Diana (Angela Finocchiaro) e diviso tra la fabbrichetta e la giovanissima amante Viola (Chiara Mastalli), ex del figlio Adam (Andrea Bosca); Claudia Pandolfi e Filippo Nigro, ovvero la coppia Silvia e Lele, con un matrimonio arrivato al capolinea; Giuseppe Battiston aka il Mina, giornalista e voce critica del gruppo, che entra in campo solo per tirare le punizioni; Andrea De Rosa con la riga da parte di Piero il "Precisetti", schematico programmatore, della sua e della vita della fidanzata Marina Rocco; Max Mazzotta (il Venezia, sagace ma incompreso) e Pietro Sermonti (Filippo, rampante e cinico, fuori e dentro il campo). A brillare su tutti, è la Finocchiaro, cardiologa dalla battuta sagace e fulminea, chiamata a soccorrere Vittorio per un "colpetto" causato da doping e viagra: "Ma voi uomini volete sempre vincere? Non si può pareggiare qualche volta?". Tra analisi delle dinamiche di coppia, ansie da prestazione varie, problemi di cuore e futuro incerto, Lucini riesce a smarcarsi dalle logiche della pura evasione per mandare in gol la vita e l'amore, e dribblare il buonismo (cfr. la titolarità della paternità…). Nel campionato cinematografico italiano, Amore, bugie e calcetto è un pareggio prezioso.