Destrutturare il biopic, sfidare le abitudini. Soffermarsi su una delle cantanti più famose di sempre e crearne una versione alternativa, alla portata di tutti. Lo leggiamo già nella didascalia che apre il film, in cui ci viene detto che quello che stiamo per vedere è “liberamente ispirato”, non corrisponde alla realtà. La star è Céline Dion, che con la sua voce ha reso uniche: The Power of Love, Because You Loved Me, Think Twice, I’m Your Angel. Ha vinto anche l’Oscar per My Heart Will Go On, la hit di Titanic.

Sarebbe stato facile raccontare la sua vita in modo classico, invece la regista e protagonista Valérie Lemercier spariglia le carte. Il titolo è Aline – La voce dell’amore, non Céline. Alcuni episodi chiave della sua ascesa sono stati mantenuti, ma tutto è modificato, soprattutto nei particolari. Lo potremmo definire un “biopic di fantasia”, in cui resta la traccia che si avvicina alla verità.

 

Lamercier sottolinea subito il suo rapporto con la finzione. Nella prima parte, quando Aline ha dodici anni, il volto di Lamercier viene “montato” sul suo corpo di bambina. Sembra il processo contrario fatto da Scorsese in The Irishman. Il risultato è straniante, volutamente surreale. Il ritratto della famiglia è profondamente ironico, a tratti assurdo. Ma è proprio questo il pregio di Aline – La voce dell’amore: eliminare il fan service, togliere le caratteristiche da diva e rendere la protagonista una persona “normale”.

Insicurezze, spinta verso i sentimenti, voglia di diventare madre, i sogni di Aline non hanno niente di bizzarro. E la canzone finale narra di una donna comune, con il desiderio di un po’ di serenità. Aline – La voce dell’amore a tratti ha i toni della fiaba, gioca con la commedia romantica, si concentra più sull’essere umano che sulla musica. Inizia in Québec, in Canada. Aline è un talento naturale, non ha mai studiato, ma le note fanno parte di lei. In casa sono in molti, fratelli e sorelle non si contano, lei e sua madre hanno un rapporto speciale, che durerà per sempre. Dopo l’incisione di una demo, trova subito un agente, e la sua carriera decolla.

Lamercier descrive un mondo di maschere, in cui bisogna saper sempre sorridere e adattarsi per sopravvivere. Specialmente quando le luci della ribalta si spengono e il confronto è con il proprio aspetto più privato. Un film a suo modo appassionante, con una forte personalità, che riesce a far sentire la propria “voce” in un genere ormai sempre più inflazionato.