Dopo l'apertura SIC 2006 con l'attore veterano di Guediguian, Jean-Pierre Darroussin, passato dietro la macchina da presa, tocca quest'anno ad un altro francese dare il via alla Settimana della critica numero ventidue. Il giovane Jalil Lespert, interprete di Le passeggiate al Campo di Marte e di Risorse umane, ha scritto e diretto 24 battute, sorta di sinfonia in do minore sulla drammatica esistenza di quattro giovani in una qualsiasi e recente notte di Natale francese: Didier (Benoit Magimel) taxista in fuga verso la morte; Helly (Lubna Azabal) prostituta, tossicodipendente, con un figlio lontano da rivedere; Marie, indecisa tra amore saffico e madre oppressiva; Chris (Sami Bouajila) batterista in cerca di vendetta per il padre morto. Da un lato l'esposizione chiara e diretta del momento casuale dell'incontro/incrocio alla Kieslowski, dall'altro una certa ovvietà nella rappresentazione tout-court dei caratteri: 24 battute è un film d'esordio ambizioso, stratificato nel narrato e con un ritmo diegetico spesso scombussolato dalle scelte di stile. Piani sequenza per l'introduzione della storia di Helly e Didier, maggiore compostezza e classicità formale per le sezioni Marie e Chris. Lespert sostiene di aver voluto esaminare come ci rapportiamo al concetto di verticalità (con i genitori, con i figli, con Dio) ma la pellicola rischia, tra le presenze non sempre ispirate di tutte queste giovani star e sotto la direzione di una star che richiede moltissimo ai colleghi davanti la macchina da presa, di ancorarsi sull'idea stessa di sperimentazione e sulla necessità di spiegare troppi psicologismi, situazioni e ambienti in così poco tempo. Il più riuscito è l'ultimo segmento con il batterista Chris. Rimane comunque un esordio di sicuro interesse.