Domenica di "calcio", il 14 luglio al Summer Kino - la versione "sotto le stelle" del Kino, in programma nel giardino del Circolo degli Artisti (via Casilina Vecchia, 42), all'interno del Roma Village - con la proiezione alle ore 22 di Zero a Zero di Paolo Geremei, miglior documentario italiano all'ultimo Biografilm Fest.
Protagonisti sono Marco Caterini, Daniele Rossi ed Andrea Giulii Capponi: tre ragazzi del 1977, vite diverse ma un passato comune nelle categorie dei Giovanissimi, Esordienti, Allievi Nazionali e Primavera della AS Roma. Giocavano con Totti e Buffon, giravano il mondo con le Nazionali Under vincendo coppe e campionati, a quindici anni si allenavano accanto ai campioni della Serie A, a diciotto vantavano numerose presenze nelle Nazionali giovanili e a ventitre già vedevano infranto il sogno di diventare qualcuno. La vita li ha messi di fronte a delle prove che non tutti sono capaci di superare. Zero a Zero cerca anche di capire cosa ci vuole per raggiungere i traguardi che ciascuno si prefigge. È possibile che il successo sia una questione di tempi giusti? Quanto conta la fortuna e quanto il carattere? Oggi Marco Daniele e Andrea hanno poco più di trent'anni: uno lavora in un alimentari, un altro fa il geometra e un altro ancora il cameriere; eppure, leggendo gli articoli di giornale e parlando con chi li ha allenati o ci ha giocato insieme, sembravano destinati a un sicuro successo. Ecco cosa hanno in comune: aver accarezzato da molto vicino un grande sogno.
Il documentario ripercorre le loro intense carriere attraverso interviste ai genitori e agli allenatori, filmati di repertorio e pedinamenti nella loro realtà quotidiana, cercando di (far) rivivere un sogno che non si è avverato. Per qualcuno il risveglio è stato graduale, per altri è stato uno shock: ciascuno dei ragazzi racconta cosa vuol dire confrontarsi con la realtà. Interviste, filmati di repertorio e vite quotidiane raccontano tre storie di vita fatte di gioie, paure, speranze e bellissime ferite ancora aperte. Il documentario mostra un lato nascosto del calcio per parlare delle aspettative e dei sogni che ci tengono vivi. Perché, come sostenne Albert Camus: “Il calcio non è una questione di vita o di morte. È molto di più”.
"Non so perché ho deciso di fare questo film - spiega Paolo Geremei - ma so quando è iniziato tutto: un giorno di ottobre di due anni fa, passando davanti ad un negozio a Roma e riconoscendo Andrea alla cassa. Nel quartiere lo conoscevo di vista (e di fama) da anni. Dopo una lunghissima mezz'ora immobile, ho chiamato un amico comune e mi sono fatto dare il suo numero; dopo tre giorni l'ho chiamato: 'Sono curioso di sapere la tua storia: me la racconti?'. I mesi seguenti ho incontrato almeno altri dieci ragazzi che hanno giocato nelle Giovanili di grandi squadre ma per nessuno ho provato grande interesse o empatia. Un giorno, un conoscente mi ha detto: 'Se vuoi raccontare queste storie, devi sentire Caterini'. Poi, mi sono ricordato che a Trastevere c'era un ragazzo che anni prima divideva la maglia numero 10 con Totti e che il capitano lo andava spesso a trovare a casa: tale Daniele Rossi. Non posso dire che sia stato semplice convincere i ragazzi a superare le diffidenze verso uno strano regista, abbastanza simpatico ma forse troppo curioso. Qualcosa però è successo, per far dire a uno di loro, settimane dopo: 'Magari torno per qualche ora sotto i riflettori. C'ero abituato ai riflettori, ci sono stato per anni, all'improvviso si sono spenti. Quando iniziamo?'. L'aspetto che più mi ha convinto a raccontare queste storie è stato il rendermi conto che mentre io a 17 anni sceglievo dove andare in vacanza, loro prendevano decisioni che avrebbero cambiato le loro vite; che a 25 avevano già una vita alle spalle; che a 35 sono uomini con qualcosa da insegnare. Non ho utilizzato alcuna voce off – che avrebbe aiutato certi passaggi drammaturgici - perché ho voluto che queste vite fossero raccontate solo dalle loro voci, da quelle dei loro genitori e dei loro allenatori. Avrei voluto fare tre film diversi; avrei anche voluto essere un po' più distaccato ma è stato impossibile. Meno male. Zero a Zero non è ciò che diceva Marco, mentre ridendo mi presentava ai suoi amici e allenatori: 'Lui è Paolo, sta facendo un film sui falliti'. Non è neanche un film sulla vittoria o sulla sconfitta. È una parte di una partita ancora da giocare".
Summer Kino, la versione en plein air del cineclub Il Kino, autentico punto di riferimento della cultura (non solo) cinematografica della Capitale, prosegue fino al 31 agosto “sotto le stelle”, nel giardino del Circolo degli Artisti, all'interno del Roma Village. La filosofia è quella di sempre: attenzione al cinema di qualità da tutto il mondo (rigorosamente in v.o. sottotitolata), occhio di riguardo per le realtà indipendenti e il documentario; incontri con gli autori e i protagonisti dei titoli italiani in programma; valorizzazione delle “perle” sfuggite al grande pubblico nel corso della stagione.