Tom Cruise è in sala. Missione? Impossibile ovviamente. Con Protocollo fantasma l'agente segreto specializzato in azioni ai confini della realtà fa poker: quarta avventura su grande schermo e benedizione dei botteghini di mezzo mondo: ad oggi il film ha incassato 540 milioni di dollari. Stavolta Ethan Hunt dovrà sventare il piano di chi vorrebbe innescare un conflitto nucleare su scala mondiale, con USA e Russia che si rimpallano responsabilità e attentati e il povero agente segreto scaricato anche dai suoi capi. Fortuna che al suo fianco sono rimasti tre validissimi assistenti - lo specialista in tecnologie Benji Dunn (Simon Pegg), l'agente bella e determinata Jane Carter (Paula Patton) e il misterioso consulente strategico William Brandt (Jeremy Renner) - che al grido di "Tutti per uno, uno per tutti" lo aiuteranno e non poco a venire a campo di un pericoloso intrigo internazionale. Prodotto da J.J. Abrams, Missione: Impossible - Protocollo fantasma è diretto da Brad Bird, noto soprattuto per essere stato il regista di due cartoni Pixar di successo: Gli incredibili e Ratatouille.
Se la missione di Tom è impossibile, l'arte di Brad (Pitt) è vincere. Fresco delle sei nomination all'Oscar (tra cui quelle al miglior film e al miglior attore protagonista), arriva in Italia Moneyball (titolo italiano L'arte di vincere), un film sportivo e (soprattutto) un racconto esemplare sui miti e i valori della società americana: Brad Pitt è Billy Beane, general manager di Oakland A, che nonostante un ridotto budget a disposizione, grazie a una sofisticata analisi al computer e al supporto di un piccolo genietto dell'economia (interpretato da Jonah Hill, anche lui candidato all'Oscar), riesce ad assemblare una squadra di baseball economica ma assolutamente competitiva. Basato sul libro Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game di Michael Lewis, L'arte di vincere è scritto da Aaron Sorkin e Steven Zaillian (nomination all'Oscar pure a loro) e diretto da Bennett Miller (Truman Capote - A sangue freddo).
E a proposito di Oscar, non dovrebbe sfuggire la terza statuetta a Meryl Streep (che detiene il record di candidature come attrice protagonista: ben 17), copia conforme di Margaret Thatcher nel biopic sull'ex primo ministro inglese (la prima donna della storia britannica a guidare il governo del Regno) essere domiciliata a Downing Street) diretto da Phyllida Lloyd, The Iron Lady. Il film inizia dalla fine, ovvero dal presente della dama di ferro, ormai vecchia, claudicante e rallentata dall'ischemia cerebrale. Dalla sua vita appartata, la signora Thatcher ripercorre gli anni della sua formazione, l'incontro con il marito Denis, l'ascesa politica, i giorni della disfatta, quando ormai nel paese le proteste da parte dei ceti più poveri erano diventate insostenibili anche per il partito conservatore. Nel cast anche Jim Broadbent, indimenticato protagonista di Another Year di Mike Leigh.
Fa già discutere - a Milano si è mosso contro il film il collettivo Zona Autonoma Milano (Zam) - Acab (acronimo di “All cops are bastards”), il film di Stefano Sollima che racconta le vicende di alcuni poliziotti del Reparto Mobile di Roma. Cobra, Negro e Mazinga, sono i tre agenti protagonisti che impareranno sul campo cosa vuol dire essere odiati, orgogliosi comunque di contrastare la violenza pure se con metodi duri. Attraverso le loro storie vengono ripercorsi importanti episodi della cronaca italiana degli anni 2000 in un cortocircuito che si rifletterà nel lavoro e nelle vite private di tutti loro. A interpretarli Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro e Marco Giallini.
Incroci di vite e destini anche sul Sentiero della regista bosniaca Jasmila Zbanic (già Orso d'Oro a Berlino nel 2006 con Il segreto di Esma), che riporta, on the road, i frammenti di un discorso amoroso, quello tra una hostess, Luna, e un controllore di volo con dipendenza alcolica, Amar: lei vorrebbe un figlio, lui perde il lavoro. Le cose precipitano però quando Amar trova un nuovo impiego in una comunità musulmana distante ore di viaggio dalla loro casa, chiusa e integralista...