Nell'arco della creazione wagneriana L'Olandese volante ("Der Fliegende Holländer", tradotto nella versione ritmica italiana "Il vascello fantasma") rappresenta una fase di svolta. Il musicista-poeta volta le spalle alla passione terrenamente politica di Rienzi e si butta nella temperie romantica esaltata da Weber, in un'altra visione artistica mista di sogno e realtà, ma tendente al mito, che poi diventerà il nerbo di tutte le opere successive. Nel Fliegende si presentano già congiunti i due temi fondamentali dell'opera-dramma, la dannazione e la redenzione per via di sacrificio. L'Olandese è condannato a vagare nei mari col suo cupo vascello finchè non abbia trovato una donna capace di redimerlo donandogli amore eterno. La candida Senta, che sogna di questo capitano maledetto e ardisce salvarlo, se lo vede davanti in carne ed ossa e promette di essergli fedele per sempre. Ma un equivoco spinge il reietto a riprendere il mare, e Senta, dandosi la morte, lo salva dalla dannazione. La nave dell' Olandese è approdata in senso stretto al Teatro dell'Opera di Roma in un allestimento particolarmente nuovo. Con esito felicissimo per la veste musicale affidata alla bacchetta di Oleg Caetani, mentre ha suscitato perplessità nella messinscena di Ulderico Manani. Il quale, autore di scene e costumi oltre che regista, ha costretto in un'idea fortemente simbolica il dinamismo del dramma concepito da Richard Wagner coinvolgendo nell'azione sia i marinai del padre di Senta, Daland, sia le filatrici che le fanno corona. Gli uni e le altre li troviamo schierati sulla ribalta a cantare, rigidi e con lo spartito in mano, i loro interventi, alla stregua di un coro della tragedia greca, mentre in alto nella pancia della nave altri mimano la loro parte, ridotti a strani viaggiatori in abiti moderni. Al centro spiccano i due protagonisti in atteggiamenti sacrali. Caetani però come Senta redime le colpe sceniche con una interpretazione di altissima levatura, dolce ed eroica nel discernere l'anima melodica alla Bellini, che Wagner adorava, e l'energia della nuova musica che avanza. Con un'orchestra di smalto pregevole e un cast di cantanti eccellenti distribuiti fra le recite (ultima il 27). Per nostra ventura abbiamo ascoltato la seconda rosa costituita da Johannes von Duisburg, Wolfgang Millgramm e Gabriele Maria Ronge come Senta, costretta per indisposizione a dare forfait dopo il secondo atto e prontamente sostituita con pari valore da Sarah Johannsen. Il che va a tutto merito della direzione artistica dell'ente lirico romano.