Il 15 giugno di cento anni fa nasceva Alberto Sordi. Per celebrare colui che forse meglio di tutti ha raccontato al cinema l’Italia del dopoguerra, dal 7 marzo al 29 giugno sarà aperta al pubblico la mostra Il Centenario – Alberto Sordi 1920-2020, allestita negli spazi della villa romana dell’attore in piazzale Numa Pompilio, nei pressi delle Terme di Caracalla.

Sono già arrivate a diecimila le prenotazioni per visitare la grande esposizione, che si preannuncia esperienza immersiva e totalizzante per scoprire anche il lato privato di un gigante dello spettacolo.

La leggendaria dimora, inaccessibile e presentata ai visitatori così come fu lasciata dall’artista prima di morire, non costituirà l’unico luogo dell’iniziativa. Una seconda sezione, infatti, sarà ospitata presso il Teatro dei Dioscuri (Via Piacenza, 1), focalizzata in particolare su Storia di un italiano, il progetto televisivo a cui lo stesso Sordi ha lavorato dagli anni Settanta in poi.

La Mostra è promossa da Fondazione Museo Alberto Sordi con Roma Capitale e Regione Lazio con il riconoscimento del MIBACT Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti Paesaggio, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio, con il patrocinio di SIAE, con il sostegno di Luce Cinecittà, Acea, Banca Generali Private e con la collaborazione di Rai Teche. Prodotta e organizzata da C. O. R. Creare Organizzare Realizzare, è curata da Alessandro Nicosia con Vincenzo Mollica e Gloria Satta, grandi amici di Sordi.

“Alberto Sordi ha sempre ringraziato il pubblico: questa Mostra è il nostro modo per ringraziarlo” dichiara la sindaca Virginia Raggi, introducendo la Mostra con Nicosia. “Tutti noi romani ci siamo riconosciuti nei suoi personaggi, anche quando erano beceri: nella sua affilata precisione cera sempre molta delicatezza”.

Alberto Sordi durante il III Rallye del Cinema abbraccia le sorelle Savina e Aurelia, che bacia sulla guancia. 1965 (Reporters Associati & Archivi Srl)

“Frequentavo la scuola Giardinieri - rivela il primo cittadino - che si trova vicino alla villa di Sordi. Io e gli altri bambini andavamo sotto casa sua sperando di vederlo. A volte lo vedevamo che ci salutava dalla finestra. Magari era solo frutto della nostra immaginazione, però sono convinta che entrare nella Villa è un regalo per tutti i romani”. Nel corso dei prossimi mesi, sia nei giardini della Villa sia nel teatrino interno, ancora perfettamente funzionante, sono previsti proiezioni e dibattiti.

Per rispettare le volontà testamentarie della sorella di Sordi, la Villa, dice Italo Ormanni, presidente della Fondazione Alberto Sordi, accoglierà l’archivio documentale con tutti i materiali conservati dall’attore nell’arco della vita. Un centro di documentazione e studio che costituirà il primo nucleo del Museo.

La stessa Villa rappresenta di per sé un bene culturale di notevole interesse. Costruita nel 1930 su progetto dell’architetto Clemente Busiri Vici, fu acquistata da Sordi nel 1954, che la rese per molti anni un punto di riferimento per amici e colleghi. Nel suo memoir La casa sopra i portici, Carlo Verdone la descrive come una casa-fortezza rigorosa e geometrica, dove dominavano la disciplina e la severità.

Daniela Porro, Sovrintendente Speciale di Roma, ne mette in luce il valore artistico, specialmente per quanto riguarda il complesso di arredi e oggetti messi sotto tutela nel 2015. Dei 250 pezzi custoditi, da citare almeno i 120 premi, un vaso di fiori del pittore Filippo de Pisis e soprattutto tre opere di Giorgio De Chirico, Il Trovatore, Ettore e Andromaca e Cavalieri nel paesaggio, ora esposte alla Galleria Nazionale.

La villa di Alberto Sordi vista dall’esterno nel 1959 (Archivio storico Luce)

Decisivo per la realizzazione della Mostra l’apporto dell’Istituto Luce, che non solo ha messo a disposizione lo spazio dei Dioscuri ma è anche a lavoro per un omaggio cinematografico. “Con Storia di un italiano Sordi ha fatto concorrenza al nostro archivio – scherza Roberto Ciccutto, presidente del Luce – perché come noi ha raccontato la storia di questo Paese”.

Il 15 giugno, giorno del compleanno, è prevista nella Villa una festa con amici e colleghi di Sordi, compresi coloro che sono inclusi nel Comitato del Centenario. Tra questi, troviamo Claudia Cardinale, Christian De Sica, Sophia Loren, Ornella Muti, Giovanna Ralli, Franca Valeri, Carlo Verdone, Catherine Spaak.

“Ho lavorato con lui in Io e Caterina – ricorda la stessa Spaak – in cui interpretavo l’amante. Ci davamo del lei, non avevamo raggiunto la giusta empatia sul set. In una scena non riuscivo a dargli uno schiaffo. Proviamo e riproviamo, ma niente. A un certo punto lui mi dà uno schiaffo vero. E io ricambio. Ci schiaffeggiamo per dieci minuti e così siamo diventati amici”.

Secondo Gloria Satta, una delle curatrici della mostra, “Sordi viveva per il pubblico, quindi sarebbe stato contento per l’apertura del suo fortino”. Come inviata de Il Messaggero (al rapporto tra l’attore e il quotidiano romano è dedicato una sezione della mostra), Satta ha seguito Sordi per molti anni: “ha raccontato i fenomeni sociali e le trasformazioni dell’Italia, il suo desiderio era che Storia di un italiano fosse adottato nelle scuole”. Qualche anticipazione sulla Mostra: “una sezione sarà dedicata al legame con l’America, tra ironia e ammirazione. Spazio anche al legame con le donne e anche alla beneficenza, fatta sempre in segreto”.

Alberto Sordi posato in casa con i suoi cani. 26.11.1955 (Reporters Associati & Archivi Srl)

Chiude la presentazione l’altro curatore, Vincenzo Mollica. “Sordi era tutti i punti cardinali messi insieme. L’altra sera parlavo con Verdone, dicevamo che nei Vitelloni c’era già tutto Sordi. Fellini diceva che i comici sono benefattori dell’umanità, e lui era oltre, era come se fosse l’ultima stella in cielo. Dalla frequentazione con il genio di Fellini, di cui ieri ricorreva il centenario, è nato tutto. Ho tanti ricordi con Alberto. Dai siparietti con Monica Vitti durante consegna a entrambi del Leone d’Oro alla carriera a un programma televisivo in cui lo misi accanto a Little Tony, due americani a Roma. Mi piace ricordare l’incontro con Enzo Jannacci, che considerava Sordi l’inventore della canzone demenziale. Conosceva a memoria Carcerato e cantò ad Alberto una versione jazz di Nonnetta. Sordi mi disse: non la sa mica bene, però è matto, mi piace. Un’altra volta stavamo andando in Umbria per un premio, mi disse che doveva fermarsi in una fabbrica perché l’aveva promesso agli operai. Pronto a fare il discorso, se ne uscì con il ‘Lavoratori prrrrr!’ dei Vitelloni, gesto dell’ombrello compreso: gli operai esplosero, fu una cosa trionfale. E mi disse: Vince’, di’ a Federico che funziona ancora”.