America in piedi per Zodiac, il thriller con Robert Downey Jr., Mark Ruffalo e Jake Gyllenhaal, sulla vera storia del serial killer che terrorizzò la California alla fine degli anni '60. Al successo del pubblico, che lo ha premiato al debutto con un incasso di 13,4 milioni di dollari e un secondo posto al boxoffice Usa, fa riscontro il corale plauso della critica. Unanime ed entusiasta, il giudizio di Variety e Hollywood Reporter esalta il film come il migliore e il più maturo finora mai realizzato da David Fincher. Il regista, noto al pubblico per titoli come Seven e Fight Club, sarebbe secondo il critico Todd McCarthy riuscito a "fornire una straordinaria mole di informazioni, su un arco temporale molto esteso, mantenendo sempre una forte tensione e serrato ritmo drammatico". Simile il commento di Michael Rechsthaffen, che sull'Hollywood Reporter esalta la capacità del regista, anche lui nativo della Bay Area dove si svolgono i fatti, di "trasformare le sue paure infantili nel suo lavoro più riuscito e compiuto dai tempi di Seven".
Soprattutto da quest'ultimo, lodi smodate arrivano poi al protagonista Robert Downey Jr., a cui la storia riserva il ruolo del navigato reporter di nera a cui viene assegnato il caso: "Il cast è tutto straordinario - scrive scherzosamente - ma la frequenza con cui ruba la scena ai compagni di set, gli vale l'incriminazione per furto. Un'interpretazione che, al pari di quella di Chris Cooper in Breach, dovrebbe essere tenuta in considerazione per la prossima stagione dei premi". La storia inizia il 4 luglio del 1969, con l'uccisione di due teenager in un parcheggio. Con un salto temporale, gli spettatori vengono poi portati ad alcuni mesi dopo, quando il serial killer si è ormai affermato, inviando ad alcune testate locali i messaggi cifrati per cui sarebbe poi divenuto famoso. Al pari di Tutti gli uomini del presidente, sottolineano entrambe le testate, anche qui la principale location è la redazione di un giornale: il San Francisco Chronicle, dove il giovane Graysmith, interpretato da Gyllenhaal, trova la chiave per decrittare i testi e mettersi sulle tracce dell'assassino. Unanime è infine l'apprezzamento per l'accurata ricostruzione della San Francisco anni '70, realizzata grazie al contributo dello scenografo Donald Graham e del costumista Casey Storm: "Dimenticate la fuorviante enfasi sulla cultura hippie in cui indulgono molti film - scrive Variety -. La cosa in cui riesce meglio Zodiac è la dettagliatissima evocazione delle atmosfere e i particolari della quotidianità di quegli anni".