"E' la mia storia. Di Michele Placido, di un ragazzo venuto dal sud nel '68, poliziotto che amava andare al cinema, vedere i film e sognava di diventare attore". Così il regista de Il grande sogno, questa sera in Concorso al Lido, presenta la sua ultima fatica, prodotta da TaoDue (budget 10 milioni di euro) in collaborazione con Medusa, che porterà il film nelle sale italiane dall'11 settembre, con 450 copie. "Una contraddizione", secondo una giornalista straniera intervenuta durante la conferenza stampa, in seguito alla dichiarazione di Placido sul "governo attuale che non mette a disposizione dei giovani registi i soldi necessari per poter realizzare film sull'attualità del nostro paese: d'ora in avanti - continua il regista - si faranno solo commedie...". Ma la considerazione della cronista lo ha fatto andare su tutte le furie: "Faccio il film con la Rai (nel 2004 Ovunque sei, ndr) e me lo distruggete, lo faccio con Medusa e mi distruggete! Con chi cazzo li devo fare io i film?!? Non conosco il signor Berlusconi e ho sempre votato da tutt'altra parte", ha urlato Michele Placido, tra le altre cose palesemente "distanziato" da Carlo Rossella, presidente Medusa, fischiato in conferenza dopo un monologo introduttivo sul "suo '68".
"Romanzo popolare e politico", come lo ha definito lo stesso Placido, Il grande sogno racconta un momento che ha segnato la storia del nostro paese, concentrandosi su tre personaggi (Nicola, Laura e Libero, interpretati da Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca e Luca Argentero, assente al Lido perché impegnato a Roma sul set di Eat, Pray, Love con Julia Roberts) - un poliziotto del sud venuto a Roma con il sogno di fare l'attore, una ragazza di Azione cattolica che parteciperà attivamente al movimento studentesco, uno dei leader del movimento stesso proveniente da Torino) - le vite dei quali cambieranno radicalmente dopo gli scontri di Valle Giulia: "Personalmente non ero d'accordo con la lettera che all'epoca scrisse Pasolini - ricorda il regista - (dove criticava gli studenti-borghesi e riconosceva che i veri figli del popolo erano i poliziotti, ndr), perché quei borghesi di cui lui parlava sono stati poi i miei primi insegnanti: nel '68 ero con i celerini che sono intervenuti, poi sono passato dall'altra parte della barricata".
Tra i presenti, oltre agli interpreti Jasmine Trinca e Riccardo Scamarcio ("Sarebbe bello poter fare i film senza soldi...", ha commentato dopo lo sfogo del regista raccontato sopra), anche Mario Capanna, storico leader del movimento studentesco nel '68: "Quello di Placido è un film pulito, trasparente, - ha detto Capanna - soprattutto perché non è un film 'politico': il '68 ha vinto perché siamo ancora qui a parlarne, ma non ha ancora vinto 'politicamente' visto che in gran parte del mondo ancora non si conoscono concetti quali l'uguaglianza e la libertà".
Non impegnato direttamente in politica - "perché richiederebbe troppo tempo, e schierarsi in questo momento di grande confusione non è semplice" - Michele Placido dedica Il grande sogno "all'ex direttore di Avvenire, Dino Boffo, perché uomo che incarna ancora oggi lo spirito del '68".