(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Ho un sogno nel cassetto: mi piacerebbe l'idea di un film di Hollywood su mia madre Marta Marzotto, interpretato da attori pazzeschi. Io sono pronta a collaborare, ad aiutare registi e sceneggiatori, offrendo tutto quello che serve per realizzarlo". Diamante Marzotto, 58 anni, quarta dei cinque figli nati dal matrimonio tra Marta Vacondio e il conte Umberto Marzotto, ha manifestato questo desiderio durante la presentazione del cortometraggio "La musa inquieta. Storia di una mecenate che visse più volte", scritto e diretto da Massimiliano Finazzer Flory, al Lido di Venezia in occasione della 78esima edizione della Mostra del Cinema.

Il corto di 21 minuti dedicato alla passione per l'arte di Marta Marzotto ("la prima involontaria influencer della bellezza", l'ha definita Finazzer Flory) a partire da novembre sarà presentato in alcune grandi città (tra le prime Roma, Milano e Bologna) con eventi nei musei. Successivamente sarà trasmesso in televisione: le trattative sono in corso in questo periodo con diverse emittenti.

La figlia ha prestato il suo corpo per interpretare la madre nella finzione del cortometraggio e per rispetto non ha mostrato mai il suo volto. "Mi sono presa l'impegno, con i miei fratelli, di tenere viva la memoria della mamma", ha detto Diamante, che ha annunciato anche la nascita del Premio Marta Marzotto dedicato alle arti, con la prima edizione in programma il prossimo 11 dicembre a Vicenza.

La figlia tiene viva la memoria di Marta Marzotto, scomparsa all'età di 85 anni nel 2016, festeggiando ogni anno Santa Marta (il 29 luglio, giorno peraltro della sua morte) e il compleanno il 24 febbraio nella sua adorata Cortina d'Ampezzo. Mentre pensa anche a una mostra itinerante, Diamante Marzotto vorrebbe portare le ceneri della madre (attualmente custodite dal fratello Matteo) al Cimitero Monumentale di Milano: "Sono sicura che a lei, che è sempre stato un personaggio pubblico, farebbe piacere ricevere la visita dei milanesi, magari un fiore sulla sua tomba o una preghiera recitata davanti alla targa che la ricorda".

Diamante Marzotto è felice del lavoro fatto con Finazzer Flory: "Quando è morta, mia madre è stata definita una stilista e francamente ci sono rimasta male, perchè si tratta di una definizione assai riduttiva. Questo film, invece, la restituisce in tutta la sua dimensione umana, che era quella della generosità, dell'altruismo, rappresentandola come una mecenate e una musa e non come una donna che viveva di mondanità".

Il regista Massimiliano Finazzer Flory ha detto nel corso dell'incontro con la stampa: "Volevo raccontare la vera Marta Marzotto, l'eccedenza di bene che c'era in lei. Marta aveva la percezione di essere stata una povera fortunata e questo era alla base della sua generosità, tanto che per tutta la vita ha continuato a restituire in qualche maniera ciò che la fortuna della vita le aveva regalato". Quanto alla figlia, "Diamante si è fatta attrice con il corpo della madre, l'ha fatto con grande coraggio, con naturalezza".

A Marta Marzotto che amava ripetere "Se non avete una storia d'amore, inventatela", "La musa inquieta" rende omaggio ricordando anche il suo dolore struggente, quello per la morte della secondogenita Annalisa, nata nel 1957 e morta prematuramente nel 1989. "A tutti nota, eppure sempre alla ricerca di altro. Vuole e deve ricordare la figlia perduta. Lo fa attraverso l'arte, un quadro di Botticelli: una Madonna con il figlio. La storia di un restauro diventa la storia di Marta", spiega il regista che non racconta affatto la Marta nota per i suoi salotti, i suoi vestiti, le sue feste.

"Seguiamo questa madre per le sale di un museo. Ambienti che diventano un viaggio nel tempo. E negli spazi, attraverso i quadri come specchi, osserviamo la vita della donna tra un salotto romano e un museo a Milano, nei suoi luoghi come la Sardegna, Venezia, le Dolomiti, il Marocco. Siamo con lei. Sentiamo una voce... E la madre diventa la figlia che ricorda la madre", continua Massimiliano Finazzer Flory.

Il cortometraggio è la storia di un rapporto tra l'arte come madre di tutte le cose e la nostra vita, storia vera che ha al centro il rapporto tra Marta Marzotto e il quadro di Sandro Botticelli "Madonna del Libro" da lei restaurato prima della scomparsa in favore del Museo Poldi Pezzoli di Milano. È la storia di una donna amante del bello, curiosa e creativa. Il suo sguardo trasforma le cose e viene rivelato come un sogno. "E inquadrando il suo vestito, il suo cammino, i suoi capelli, una sua spalla, rimandiamo con dei flashback alla Sardegna con il suo mare ed il suo vento, ai suoi oggetti di creazione legati ai personaggi della sua vita come Umberto Marzotto e Renato Guttuso, alle case che ha abitato fra Milano, Roma, Cortina, Venezia - spiega sempre il regista - La voce nel film è quella di Marta estrapolata da interviste dell'ultimo periodo sull'infanzia, la giovinezza, i grandi amori, la voglia di sapere e di vita. Una donna che ha ispirato l'estetica, il design, la moda italiana attraverso la personalità di 'nata libera'".