Ultimo giorno a Pesaro 54. E il cerchio si chiude. Da una parte questa sera conosceremo il vincitore del concorso, scelto dalla giuria composta da Paolo Franchi, Tea Falco e Stefano Savona, dall’altra questa mattina la settimana di proiezioni e riflessioni dedicate al cinema italiano “al femminile” ha visto la sua conclusione con una tavola rotonda sull’argomento, a cui hanno partecipato attrici, registe, studiose e giornaliste. We Want Cinema. Sguardi di donne nel cinema italiano: questo il titolo della retrospettiva curata da Laura Buffoni, ma anche il titolo del volume edito da Marsilio che la Mostra ha deciso di dedicare a questa delicata e attualissima questione. Un mondo, quello del cinema italiano delle donne, affrontato dal festival con l’obiettivo di offrirne un quadro completo, spaziando dal cinema di finzione al documentario e toccando anche i video di ricerca.

Sonia Bergamasco, Roberta Torre, Veronica Pravadelli, Antonietta De Lillo, Paola Casella, Giada Colagrande, Ilaria Fraioli, Patrizia Pistagnesi, Ilaria De Pascalis, Cristiana Paternò sono le personalità intervenute all’incontro moderato da Laura Buffoni che si è svolto, ancora una volta, al Centro Arti Visive – Pescheria.  “We Want Cinema è un libro fondamentale, che non serve a ghettizzarci ma a dire che ci siamo anche noi”, ha esordito la Buffoni aprendo così il dibattito. D’altronde, come ha sottolineato anche la studiosa Ilaria De Pascalis, “la ricerca effettuata dal CNR attesta le registe donne soltanto tra il 15 e il 25% di chi fa cinema”. I dati dunque parlano chiaro, e dietro ai numeri – emerge dall’incontro – risiede soprattutto un problema culturale. “Sono cresciuta pensando che il ruolo della donna fosse fondamentale, ma poi affacciandomi al mondo esterno mi sono resa conto che non era così per tutti, attorno a me ho trovato codici completamente diversi”, ha dichiarato Roberta Torre, che ha accompagnato a Pesaro il suo ultimo film Riccardo va all’inferno. La regista ha inoltre sollevato una questione importante: “Per far gestire un budget importante ad una donna sorgono sempre problemi”. Poca fiducia nelle registe, quindi, ma anche, più in generale, difficoltà a rappresentare l’universo femminile, come ha affermato Sonia Bergamasco: “Sento da anni la difficoltà di trovare storie in cui la donna venga raccontata nella sua complessità, senza che sia completamente vittima. Bisogna accettare la complessità della donna, metterla a fuoco, ma a farlo non deve essere per forza una donna, il mio è un discorso artistico più che di genere”.

Ad avanzare con veemenza una possibile soluzione è stata Antonietta De Lillo, invocando l’unione delle donne del cinema: “Credo moltissimo al fatto che noi donne dobbiamo essere unite – ha osservato la regista de Il resto di nientefinalmente abbiamo un’associazione di donne che lavorano nello spettacolo con l’obiettivo di fare lobby. Crediamo che un mondo più equilibrato interessi anche agli uomini, infatti l’associazione è aperta anche a loro”. E poi ha concluso: “A me chiedono sempre che significa fare cinema femminile, ma a Sorrentino non hanno mai chiesto cosa significa fare cinema maschile. Per questo motivo, secondo me dovremmo fare un focus sulle caratteristiche cinematografiche maschili, perché solo così può esserci uno scambio vero”. La proposta è stata lanciata. Chissà se ad accoglierla sarà proprio la Mostra di Pesaro, magari già nella prossima edizione.