Nel Continente uscirà il 13 giugno (distribuito da Zaroff Film) ma in Sardegna è un piccolo caso: Tutto torna, il primo film di finzione di Enrico Pitzianti, è stato visto dal 9 maggio ad oggi da ben 10mila spettatori, e per la quarta settimana consecutiva è in programmazione persino al Warner Village di Cagliari. Protagonista il ventenne Massimo (Antonio Careddu), che dal nord dell'isola giunge a Cagliari col sogno di fare lo scrittore: scoprirà l'amore, confrontandosi per la prima volta con la realtà di un capoluogo multietnico. "Una metropoli moderna, lontana dagli stereotipi bucolici che spesso si associano all'isola", spiega il regista (noto finora per il premiatissimo documentario Piccola pesca), motivando con quest'adesione alla realtà, lontana dal folklore, il successo locale del film: "Gli abitanti del capoluogo si sono riconosciuti, continua Pitzianti, e ho voluto che il film abbinasse il sorriso alla riflessione, l'amarezza e l'allegria: magari qualcuno ci leggerà più l'una che l'altra, ma i miei modelli sono certe commedie sudamericane, e un umorismo che di certo non si fonda sulle gag comiche". In futuro lo aspetta "un affresco su vent'anni di storia italiana, visti attraverso una famiglia alle prese con il problema del disagio mentale", ma intanto Tutto torna (molti i significati del titolo, amplificati dalla dedica finale "a chi arriva, a chi parte, a chi ritorna"), prodotto tra mille difficoltà dal regista con Andrea Fornari e Gianluca Arcopinto, s'inscrive in un periodo di grande fermento di tutta la scena culturale sarda: al cinema si sono visti di recente Sonetaula di Salvatore Mereu e Jimmy della collina di Enrico Pau, e anche la musica va forte. Il jazz, soprattutto: la colonna sonora di Tutto torna, per esempio, è firmata da Gavino Murgia. "È un polistrumentista straordinario, che suona nell'orchestra di Mauro Pagani: ha saputo fondere le atmosfere metropolitane con quelle della nostra tradizione". Una tradizione che a lungo ha rischiato di diventare una schiavitù: "L'immagine di una Sardegna pastorale, esotica, si vende molto bene fuori dall'isola", lamenta il regista. "Per questo, spiega la scrittrice Michela Murgia (tra le maggiori sostenitrici del film), ci vorrebbero cento film come quello di Pitzianti: perché c'è una Sardegna che non ha un volto sardo - quella dei multiplex, dei call center, del precariato, degli immigrati - ancora tutta da raccontare".