"Ma siete più contenti per il mio arrivo o più tristi per la partenza di Moretti?", chiede divertito il nuovo direttore del Torino Film Festival, Gianni Amelio, che rimarrà in carica per 4 anni. Così esordisce il regista, dopo che il direttore del Museo Nazionale del Cinema, Alberto Barbera, ha raccontato le vicende di questi ultimi giorni: la chiamata di Moretti martedì scorso che annunciava la sua impossibilità a riconfermare l'impegno, e la decisione "mezz'ora dopo" di chiamare  Gianni Amelio: "Due anni fa avevo pensato ad entrambi e poi avevo chiamato per primo Moretti, perché lo conoscevo da più tempo".
"Voglio essere il direttore di un festival non isterico, un festival che non sia violento nei confronti degli spettatori. Ho accettato - dice Amelio - perché tutte le volte che sono venuto come giurato e come spettatore ho trovato una grandissima affinità tra chi organizza e chi fa il festival. Tutti facciamo cinema: noi e gli spettatori. Tutti danno lo stesso amore e la stessa passione".
"Quello di direttore - prosegue il regista, quattro volte candadato all'Oscar - è un mestiere che spero di saper fare, ma ho la presunzione di essere nel posto giusto". Fondamentale per la sua scelta conoscere da anni Emanuela Martini, che curò una sua monografia, e la sua squadra: "Mi sento protetto dalla sua intelligenza, competenza e personalità. Non mi permetterà di sbagliare".
"Spero di essere come il regista di un'opera lirica che nessuno nomina mai: la cosa più importante saranno la qualità dei film e che il cinema sia amato", conclude Amelio, che dopo aver finito di girare il nuovo film, Il primo uomo (dal romanzo di Albert Camus), si trasferirà sotto la Mole, dove aveva già realizzato Così ridevano.