Due titoli in concorso raccontano di un cinema europeo e indipendente in ottima salute. Lo spagnolo Antonio Chavarrías questa volta è a Berlino non da produttore ma da regista di Dictado, un abile psicotriller dove la tensione riesce a restare alta per tutti i 95 minuti di pellicola. Script veloce e irritante, colonna sonora ipnotica di Zacarías M. de la Riva e Joan Valent, sequenze surreali, colori densi, restituiscono un'atmosfera decisamente riuscita di minaccia e pericolo.
Qualcosa a metà tra l'ultimo Hitchcock e Pedro Almodovar. Giusta la scelta di inserirlo in concorso.
La coproduzione greco tedesca Metéora di Spiros Stathoulopoulos si confronta con domande sulla fede cristiana e il ruolo dell'individuo. La storia di un giovane monaco (l'ottimo Theo Alexander) e di una giovane suora (Tamila Koulieva-Karantinaki), alla scoperta di una passione d'amore che li lega e proietta in una crisi di fede e coscienza dolorosa. Tanto più dolorosa perché i monasteri sono diversi, la vicinanza impossibile. La comunicazione avviene con gli specchi e i raggi di sole. Il precipizio tre i due monasteri è bellissimo e suggestivo. Ma invalicabile.