“L’edizione 2022 è una sorta di anno zero da cui ripartire verso il futuro: vogliamo scoprire oggi il cinema di domani”. Così la delegata generale Beatrice Fiorentino alla presentazione del programma della Sic- Settimana Internazionale della Critica, che si svolgerà alla Mostra del Cinema di Venezia dal 31 agosto al 10 settembre.

Giunta alla sua 37esima edizione è da sempre il fiore all’occhiello del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici. Non a caso, in apertura è intervenuta Cristiana Paternò, neo presidente del SNCCI, che ha subito lanciato un accorato appello per la liberazione immediata dei registi iraniani Mohammad Rasoulof, Mostafa Aleahmad e Jafar Panahi, quest’ultimo arrestato pochi giorni fa per aver protestato davanti al carcere dove i suoi due colleghi erano detenuti.

Tante le novità di quest’anno: a cominciare dalla squadra, Beatrice Fiorentino è affiancata da un nuovo gruppo composto da Enrico Azzano, Chiara Borroni, Ilaria Feole e Federico Pedroni, per proseguire con la nuova sigla frame by frame realizzata con l’intelligenza artificiale e il nuovo logo. “Eravamo affezionati al pennino delle precedenti edizioni- spiega Cristiana Paternò-. Ma rappresentava la critica solo come scrittura e qui invece abbiamo voluto guardare al futuro con uno schermo aperto da un lato e l’apertura della quarta parete che simboleggia quella verso il mondo e gli spettatori”. E soprattutto un nuovo luogo: quest’anno nasce la casa della critica, una villa, uno spazio fisico per gli spettatori e per i partner.

Sette le opere prime in concorso da tutto il mondo, oltre alle due di apertura e chiusura e ai cortometraggi di SIC@SIC, progetto è ideato e promosso dalla SIC con Cinecittà.

Un solo italiano: Margini di Niccolò Falsetti, commedia punk ambientata nella provincia toscana con una band dai jeans strappati che sogna di sfondare nel panorama musicale. Nel film anche un piccolo cameo di Zerocalcare.

Il regista Niccolò Falsetti

Non saranno comunque i soli a sognare perché  la maggior parte dei film in programma vede protagonisti dei “sognatori che lottano per un futuro migliore e più accogliente”, come sottolinea Beatrice Fiorentino.  “Sono tutti film che vanno verso la luce, il colore e lo spazio aperto. Vogliono dare un segnale di fiducia a un’industria che sta avendo grandi difficoltà. Sarà una Sic aperta e decisamente queer. Oltre il concetto di genere, oltre la binarietà maschile e femminile, pronta ad abbracciare nuovi concetti, più evoluti, di identità”, prosegue.

Tra i titoli in concorso c’è molto cinema europeo. Si va dal francese Tant Que Le Soleil Frappe di Philippe Petit su un architetto che sogna di riqualificare una piazza al centro di Marsiglia allo svedese Dogborn di Isabella Carbonelli su due gemelli senza tetto che lottano per la loro sopravvivenza. E poi ancora: l’austriaco Eismayer di David Wagner, una storia vera su un ufficiale dell’esercito gay e temutissimo per i suoi modi d’acciaio, il serbo Have You Seen This Woman? diretto da Dusan Zoric e Matija Gluscevic su una donna che fugge dal ruolo che la società maschile vuole imporle e il thriller psicologico tedesco Skin Deep di Alex Schaad sulle leggi dell’attrazione dei corpi.  Infine ci sarà il colombiano Anhell69 su una giovane comunità queer di Medellìn, viaggio sentimentale in una città violenta e senza prospettive.

Fuori concorso, in apertura la commedia romantica queer ambientata a Parigi sul tema dell’identità attraverso il corpo: Trois Nuits Par Semaine di Florent Gouelou. E in chiusura: il marocchino Queens/Malikates di Yasmine Benkiran, road movie rivoluzionario e femminista.

Infine la proiezione speciale di Blood/O Sangue del portoghese Pietro Costa, che torna a Venezia a trent’anni dal suo esordio.

Sette i cortometraggi di autori italiani non ancora approdati al lungometraggio che saranno presentati nella settima edizione di SIC@SIC (“uno spazio che è anche un luogo di osservazione e scommessa dove si è puntato su nomi che poi hanno confermato il proprio talento”, dice Beatrice Fiorentino) e due eventi speciali fuori concorso. Questi i titoli: Albertine Where Are You? di Maria Guidone; Come le lumache di Margherita Panizon; Nostos di Mauro Zingarelli; Puiet di Lorenzo Fabbro e Bronte Stahl; Reginetta di Federico Russotto; Resti di Federico Fadiga; La stanza lucida di Chiara Caterina. E poi in apertura: Pinned Into a Dress di Gianluca Matarrese e Guillaume Thomas e Happy Birthday di Giorgio Ferrero.

“È un anno zero: guardiamo al futuro e siamo al contempo orgogliosi e consapevoli della nostra tradizione. Vogliamo unire queste due anime”, conclude Cristiana Paternò.