(Cinematografo.it/Adnkronos) - Due lunghe standing ovation hanno accompagnato la cerimonia di consegna del Leone d'Oro della 65ma Mostra del Cinema ad Ermanno Olmi, che non ha nascosto la sua commozione quando il presidente della Biennale Paolo Baratta ha letto il messaggio-omaggio inviato al regista dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ne ha lodato "la sensibilità umana e civile" e lo ha definito "genuino interprete della storia e dell'evoluzione sociale del nostro Paese", auguradogli di continuare a raccontare "la gente italiana, le vicende e le suggestione del nostro tempo".
Dopo la commozione, nella sala Grande del Palazzo del Cinema del Lido ha fatto irruzione l'ironia, con l'arrivo sul palco di Adriano Celentano, amico da mezzo secolo del regista e incaricato di consegnare il Leone, chiamato sul palco dal direttore della mostra Marco Muller per portare a Olmi "i 24 mila baci che tutti noi vorremmo dargli".
Celentano ha rivoluzionato il cerimoniale annunciando subito: "Non vorrei darti questo premio. Perché il premio alla carriera sottointende che uno non abbia più niente da dire e io non credo che tu hai dimostrato che hai ancora molto da dire", ha sottolineato il Molleggiato riferendosi alle parole spese poco prima in conferenza stampa dal regista. Olmi ha infatti tuonato contro "la mancanza di coraggio nel dire la verità e contro la stampa ridotta in un pantano indefinibile" e incapace di reagire. "La responsabilità individuale è il nostro primo compito, solo così possiamo essere chiamati cittadini, altrimenti saremo degli eunuchi", ha detto il regista.
Così, quando Celentano lo ha sollecitato mettendo in scena la sua consegna-non consegna del Leone alla carriera, Olmi ha confessato: "In effetti, nel turbinio di emozioni generato da questo premio ho capito che forse ho ancora qualcosa da dire". E rivolgendosi ad Adriano lo ha invitato: "Forse è arrivato il momento di realizzare insieme qualche marachella, come ci siamo detti tante volte". Ne è nata una gag su chi dovrebbe essere il regista di un film insieme: "La regia la farei io?", ha chiesto Celentano. "Sì - ha risposto Olmi - ma io farei un altro film...".
Prima di Celentano era salito sul palco un giovane testimone della lezione internazionale di Olmi, il regista statunitense di origine indiana Tariq Tapa, che ha portato a Venezia nella sezione Orizzonti il suo secondo film Zero Bridge, girato in Cashmere: "Quando sono partito avevo in valigia tre film, Il posto, I fidanzati e L'albero degli zoccoli, tutti di Olmi. E ogni volta che mi trovavo in difficoltà li rivedevo come si recita la preghiera del mattino o della sera", ha raccontato Tapa.
Tra le personalità giunte al Lido per assistere alla consegna del Leone d'Oro a Olmi, anche gli scrittori Alberto Arbasino e Claudio Magris, e il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, che ha ricordato come la Rai "ha accompagnato fedelmente la carriera di questo straordinario regista". Cappon ha anche annunciato che la Rai ha un "progetto nuovo che vorrebbe realizzare con Olmi e con altri due grandi testimoni del nostro tempo, monsignor Gianfranco Ravasi e Claudio Magris: una storia di Gesù Cristo, di cui Olmi dovrebbe curare la regia".