Atterra al lido l'extraterreste dei Manetti Bros. in concorso con L'arrivo di Wang nella sezione Controcampo Italiano. I fratelli romani (Marco e Antonio Manetti), proseguono il cammino iniziato con Zora la vampira (2000) e Piano 17 (2005) nell'impervio sentiero del cinema di genere.
Archiviati gli horror i due si confrontano con la dimensione fantastica, realizzando ubo sci-fi made in Italy. "Una volta scrivendo, ci venne in mente di metterci un supereroe. Uno che stava con noi ci disse: Ma come un supereroe in Italia? Quando mai si è visto? E noi: ma perché in America i supereroi ci sono? Loro se li possono inventare e noi no?", scherza Marco Manetti, il senior dei due Bros che accettano la sfida con la cinematografia a stelle e strisce, realizzando un film con un «polipone alieno che parla in cinese» come protagonista.
Un personaggio interamente realizzato sfruttando le nuove tecnologie "Abbiamo scoperto questo mondo della computer grafica 3D che è interessantissimo. Costruire l'alieno è stato un lavoro molto lungo, ma una volta realizzato potremo anche fare un sequel di Wang e tutto sarebbe pronto".
Ad occuparsi dell'ideazione e dell'animazione un giovane «Maurizio Memoli che ha lavorato con la Weta, uno dei tanti italiani che all'estero vengono ben pagati. Aveva appena finito Avatar e ha accettato di tornare in Italia per collaborare con la nostra squadra degli effetti speciali, dove sono tutti molto giovani". Ma L'arrivo di Wang non è solo visual effect: "Il vero contenuto del film è l'incomunicabilità. Il fatto che forse tutte queste persone hanno una parte di torto e una di ragione. Ma non si parlano. E se non ci si parla la verità non viene mai fuori".
Un progetto articolato, coraggioso, economico: "Abbiamo scelto di non dire quant'è costato il nostro film perché con Piano 17, il nostro lavoro precedente, realizzato con un budget veramente basso, non si faceva che parlare solo di quello. Noi non vogliamo passare per quelli miracolosi che fanno tutto con poco. Vogliamo che io nostri film vengano amati".