Il sipario è calato sulla settanduesima Berlinale, edizione che rimarrà negli annali tra le più travagliate della storia del festival. Gli ostacoli frapposti dall'ondata della variante omicron all'organizzazione dell'evento in presenza hanno avuto notevoli ripercussioni prima del festival (spostamento integrale delle attività dell'European Film Market online, compressione della programmazione delle prime in cinque giorni) ma anche durante il suo svolgimento.

Il regime di test rapidi giornalieri imposto alla stampa e agli ospiti internazionali ha fatto registrare numerosi casi di positività (ufficialmente 128 fino al 17/02/22), con conseguenti quarantene, anche tra gli ospiti del festival, e lunedì scorso Isabelle Huppert, alla quale veniva conferito l'Orso d'Oro alla carriera, ha dato forfait essendo risultata positiva al Covid. La stampa tedesca si è molto interrogata sull'opportunità di tenere l'evento in presenza in date che erano previste come picco dell'ondata omicron in Germania e gli operatori del settore, dai venditori agli addetti stampa ai giornalisti, hanno faticato a dare visibilità ai molti film presentati in un calendario troppo serrato.

La cerimonia di premiazione, tenutasi anticipatamente lo scorso mercoledì, per poi lasciar spazio a quattro giorni di proiezioni per il pubblico fino a domenica, ha incoronato con l'Orso d'oro il secondo lungometraggio della catalana Carla Simón, Alcarràs, coprodotto dall'italiano Giovanni Pompili. Una vittoria anticipata e meritata che ha siglato con un'inevitabile happy end un verdetto per il resto confuso e contraddittorio.

 

Il consesso presieduto da M. Night Shyamalan, che annoverava pure Ryûsuke Hamaguchi e Karim Aïnouz, ha oscillato tra riconoscimenti ad autori affermati approdati al concorso berlinese con opere non tra le loro migliori (l'Orso d'Argento per la Miglior Regia a Claire Denis per Avec amour et acharnement, quello al Contributo Artistico per Everything Will Be OK di Rithy Panh e tutto sommato anche il Premio Speciale della Giuria a The Novelist's Film di Hong Sangsoo, terzo orso in tre anni per il maestro coreano ed ennesimo tributo che sa di premio alla carriera) e vere e proprie sbandate (l'Argento per la Sceneggiatura al film di Andreas Dresen Rabiye Kurnaz gegen George W. Bush, commedia politica sovente semplicistica e infarcita di cliché e il Premio della Giuria al pretenzioso Manto de gemas di Natalia López Gallardo).

Il tutto a spese delle istanze di cinema più vivaci del Concorso, relegate a premi minori un po' sminuenti, come il Premio per l'interpretazione non protagonista a Laura Basuki nel ricercato e sensuale Nana di Kamila Andini o la Menzione speciale al maestoso Drii Winter di Michael Koch, o completamente lasciate fuori dal palmarès, come l'imperfetto ma urticante Un año una noche di Isaki Lacuesta, il deliziosamente nostalgico Les passagers de la nuit di Mikhaël Hers e A E I O U – Das schnelle Alphabet der Liebe di Nicolette Krebitz, che avrebbe potuto ambire al premio per la sceneggiatura più legittimamente dell'altro tedesco.