“Questo è stato un anno particolarmente difficile e impegnativo perché sono mancate tante occasioni di incontro, ma la nostra ricerca di nuovi autori è continuata”, così Franco Montini, il presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, alla presentazione della trentaseiesima edizione della Settimana Internazionale della Critica, che si svolgerà parallelamente alla Mostra del cinema di Venezia dal primo all’11 settembre.

Da sempre attenta alle opere prime, quest’anno la Sic sarà dedicata alla regista Valentina Pedicini, prematuramente scomparsa, e vede come manifesto un abbraccio in bianco e nero. L’illustrazione, creata da Emiliano Mammuccari, Mauro Uzzeo e Fabrizio Verrocchi, è figlia diretta di uno scatto fotografico, un momento di felicità nella Sala Perla, e vuole raccontare il desiderio di tornare a vivere il cinema come un momento di condivisione e di sinergia tra le persone.

“Abbiamo realizzato il programma della Sic in una situazione davvero anomala- racconta Beatrice Fiorentino, delegato generale della Settimana Internazionale della Critica al suo anno d’esordio-. Ci siamo abituati a vivere a distanza. Ma la realtà intorno a noi non poteva lasciarci indifferenti e così ci siamo chiesti cosa è il cinema nel 2021 dopo essere stati privati del contatto e della fisicità. E come è ora il nostro sguardo. Non ci sono comunque film pandemici”.

 

Sette i film in concorso. “Figli di una riflessione sul nostro tempo e su come è cambiato il nostro sguardo. Opere che ci portano a ragionare su quello che stiamo vivendo e sul nostro fragile presente”, precisa Beatrice Fiorentino.

Si va da They Carry Death di Helena Giròn e Samuel M. Delegado, film ambientato nel 1492 alla fine del Vecchio Mondo e con un Nuovo Mondo ancora da conquistare, all’esordio dell’ungherese Gàbor Fabricius dal titolo Erasing Frank, che spazia tra realismo ed onirismo; da Detours di Ekaterina Selenkina, riflessione sullo spazio ambientata a Mosca, al seducente mélo The Salamandre, opera prima di Alex Cavalho fino alla ghost story Zalava dell’iraniano Arsalan Amiri.

E poi i due italiani in concorso: Mondocane di Alessandro Celli con Giuliano Soprano, Dennis Protopapa, Alessandro Borghi, Barbara Ronchi e Ludovica Nasti, film distopico ambientato in una Taranto del futuro con gang criminali che si contendono il territorio, e Mother Lode di Matteo Tortone, una favola moderna e tragica ambientata tra Lima e La Rinconada, città mineraria sulle Ande peruviane, film che denuncia le contraddizioni di una società disposta a sacrificare tutto per il profitto.

MOTHER LODE di Matteo Tortone

Tra gli eventi speciali il film d’apertura Karmalink di Jake Wachtel, primo film di fantascienza cambogiano girato da un regista americano che si è trasferito in Cambogia da molto tempo, una storia di amicizia, di sogni e di karma e poi il film di chiusura La dernière séance di Gianluca Matarrese, una conversazione tra il regista e il suo amante.

Sette anche i corti in concorso. I titoli sono: Eva di Rossella Inglese, Freikorperkultur di Alba Zari, lavoro insolito e originale di immersione nella natura, il racconto inquietante e pieno di fantasmi L’incanto di Chiara Caterina sul Massacro del Circeo, Inchei di Federico Demattè su un ragazzo rom che vive alla periferia di Milano che deve trasferirsi a Berlino, Luna Piena di Isabella Torre, divertissement situazionista tra commedia e mistero, Notte Romana di Valerio Ferrara, una piccola storia che racconta l’amore impossibile tra due giovani, tra un ragazzo borghese e una dell’estrema periferia, infine L’ultimo spegne la luce di Tommaso Santambrogio, fotografia della fine di un rapporto di coppia in un solo piano sequenza.