E se fosse un film a decidere la sfida per la Casa Bianca? L'edizione odierna dell'Herald Tribune riporta una notizia destinata a infiammare le presidenziali americane del prossimo 6 novembre. Due giorni prima del voto, il National Geographic Channel, uno dei canali di punta della tv via cavo, manderà in onda in prima serata il film SEAL Team Six: The Raid on Osama Bin Laden di John Stockwell (da noi uscirà l'8 novembre in sala con il titolo Code Name: Geronimo, distribuito da Koch Media), una docufiction di 90 minuti che racconta la lunga e faticosa caccia al leader di Al Qaida, conclusasi il 2 maggio 2011 ad Abbottad (Pakistan) con l'uccisione dello sceicco ad opera di un commando dei Navy SEAL. Una missione che rappresenta il fiore all'occhiello dell'amministrazione Obama. Roba da far impallidire Romney.
Non bastasse, il film è stato rimontato per dare maggiore rilievo al ruolo avuto da Barack in tutta l'operazione. Rispetto alla prima versione, sono state introdotte tre scene con Obama prima, durante e dopo il raid, come quella in cui il Presidente può finalmente annunciare alla nazione che "Justice Has Been Done" (materiale gentilmente offerto da Meghan O'Hara, un produttore che aveva lavorato al fianco di Michael Moore ai tempi di Fahrenheit 9/11).
Il capo della National Geographic Channel, Howard T. Owens, si difende dall'accusa di fare campagna elettorale a favore di Barack rivelando come il suo canale abbia insistito per tagliare almeno la scena in cui si vede Mitt Romney esprimere contrarietà alla missione.
Lo staff di Obama nega dalla sua qualsiasi coinvolgimento. Di sicuro dietro alla "bravata" c'è il potente Harvey Weinstein, tra i produttori più influenti di Hollywood e finanziatore di lungo corso dei democratici. E' lui che ha comprato il film a Cannes (per due milioni e mezzo di dollari) ed è sempre lui ad averlo "proposto" a National Geographic Channel.
Il bello è che nonostante tutto il film potrebbe rivelarsi un boomerang per l'attuale Presidente: non solo perchè Romney & co. ne hanno già approfittato per accusare Barack Obama di fare propaganda, ma perché rischia di associare il suo nome a una rappresentazione poco tenera del mondo musulmano. Con tutto quello che è accaduto a Bengasi a settembre è un pericolo da non sottovalutare.