“E' bellissimo tornare in Italia dopo 10 anni e tornare da action hero”. Così Arnold Schwarzenegger presenta The Last Stand – L'ultima sfida, sua prima prova da protagonista dopo la parentesi politica da Governatore della California. Nel film diretto da Kim Jee-woon e dal 31 gennaio nelle nostre sale con 300 copie targate Filmauro, Schwarzy interpreta lo sceriffo Ray Owen che, dopo aver abbandonato il LAPD, vive nella tranquilla cittadina di Sommertown al confine con il Messico: a rompere la quiete, il narcotrafficante evaso Gabrile Cortez (Eduardo Noriega) che cerca di riguadagnare la libertà in Messico a bordo di una velocissima Corvette ZR1.
Nel cast anche l'FBI Forest Whitaker, lo svitato armaiolo Johnny Knoxville e la sexy poliziotta Jaimie Alexander, The Last Stand ha palesi ispirazioni western, sia americani che italiani, come confermano Schwarzy, Knoxville e la Alexander a Roma per la presentazione stampa.
Ma che cosa lega la politica al cinema? “Che sia lo show business o l'arena politica ci vuole passione e molto lavoro, ma la politica – dice Schwarzenegger – presenta questioni molto più serie e complesse: non c'è troppo spazio per gli errori, perché si ha a che fare h 24 con la vita della gente, dai tumulti in prigione all'economia, dal clima dai terremoti. Ti drena tante energie ed è una grossa responsabilità: questi dieci anni sono stati per me i più istruttivi”. Insomma, l'attore si dice “molto felice di aver portato avanti quel compito e molto felice di essere ritornato ai film tradizionali di Schwarzenegger: inseguimenti, combattimenti, sparatorie, esplosioni e acrobazie, ovvero tutto quel che ho fatto per decenni”. C'è una terza motivazione di felicità: “In questo decennio nessuno è riuscito a sostituire me, Stallone o Bruce Willis quale star iconica dell'action”.
Mentre Obama pensa di mettere mano alla legislazione sulle armi a seguito degli ultimi sanguinosi fatti di cronaca negli States, Knoxville mette le mani avanti: “Noi facciamo intrattenimento e la questione delle armi riguarda tutto il mondo. Ovvio, ci sono misure da prendere, leggi da promulgare, capire come trattare con le persone insane di mente e i giovani”. Stessa lunghezza d'onda per Schwarzenegger: “Questo è cinema, ma allo stesso tempo quando c'è una tragedia noi come società dobbiamo interrogarci su cosa fare per ridurre al minimo gli incidenti e, soprattutto, le perdite di vite umane. Sia nel cinema che a livello legislativo: malattia mentale, genitori, sicurezza nelle scuole, sono questioni serie da affrontare, queste tragedie non accadono solo negli Usa ma in tutto il mondo”.
Quali sono, gli viene chiesto, gli eroi di Schwarzenegger? “Ce ne sono in tanti campi: in politica penso a Mandela, Gorbaciov o Reagan, ma anche Roosevelt o Lincoln, li ho idealizzati, sono fantastici. Gorbaciov è stato un grandissimo eroe: cresciuto nel comunismo, arriva la vertice, si rende conto che il sistema non funziona e lo smantella. E che dire di Mandela, che ha passato 27 anni in prigione recluso dai bianchi e quando è uscito ha parlato di perdono, amore e inclusione. Per lo sport, penso a Muhammad Ali, non solo il più grande boxeur, ma un campione di generosità”.
Infine, si ritorna sulla questione armi: Schwarzy appoggia la volontà di Obama di limitare la vendita e l'suo delle armi d'assalto? “Sarebbe un errore affrontare la prospettiva riducendola alle armi di assalto ed escludendo la malattia mentale e le scuole: sono problemi da affrontare in maniera globale, e in questo concordo con Obama che ha presentato una serie di proposte”.