L'arrivo nelle sale del Robin Hood di Ridley Scott, che vede il regista di nuovo in coppia con l'attore Russell Crowe e che aprirà il Festival di Cannes il prossimo 12 maggio, è già un evento attesissimo dai media e dal pubblico. La Universal ha deciso di darne un piccolo assaggio con un incontro a Roma alla Casa del Cinema dal titolo "Robin Hood e Il Gladiatore: Tra ricostruzione storica ed effetti visivi", breve dimostrazione del mix di tecniche antiche e ultramoderne su cui si basa la formula vincente dei nuovi kolossal in costume.
Quest'ultima versione cinematografica dell'arciere di Sherwood, in particolare, punta molto sul contesto storico e sociale in cui è radicata la leggenda: il Robin Hood di Scott sarà un guerriero di ritorno dalle crociate, sconvolto dallo scoprire il suo Paese in preda all'ingiustizia e all'oppressione. Ma per rendere al massimo il realismo di una storia così epica e incentrata sull'aspetto bellico non bastava lo spettacolo degli effetti speciali, bisognava anche riscoprire arti antiche come quella dell'arco, a cui hanno dovuto dedicarsi Russell Crowe, Cate Blanchett e tutti i membri del cast.
“L'arco è intrinsecamente legato alla vita. Non si tratta di un'invenzione nata in un punto preciso del pianeta e poi allargatasi al resto del mondo: tutti i popoli hanno sviluppato quest'arma e un modo tutto peculiare per scagliare le proprie frecce”, spiega il campione italiano europeo di tiro con l'arco ed esperto di arco storico Giuseppe Bianchi. Già consulente di produzioni nostrane come La freccia nera, Bianchi ha illustrato le differenze tra l'uso dell'arma per scopi bellici e per gli agguati, le varie prese esistenti (quella di Robin Hood è definita “mediterranea”) e la caratteristica essenziale dell'arciere: il 3D, non quello cinematografico, ma la perfetta visione stereoscopica binoculare necessaria per centrare l'obiettivo.
Una curiosità che riporta al presente, agli effetti speciali che si sono evoluti fino a far percepire come reali e tridimensionali elementi in realtà creati attraverso la computer grafica. “Il Gladiatore ha cambiato completamente il mondo degli effetti visivi, perché sotto la pressione delle esigenze artistiche di Ridley Scott ha portato all'abbandono del motion control”, ha sottolineato a proposito il VFX Supervisor Giuseppe Squillaci.  “Ora sono possibili molti più movimenti macchina, poi anche l'azione, il rendering, la pelle, sono tutti quasi perfetti”. Non resta che vedere quali sorprese tecniche ci avrà riservato stavolta l'estro di Ridley Scott.