Celato nell’ombra di una Vienna cupa e notturna, il suo viso s’illumina d’improvviso, regalando alla storia del cinema uno dei suoi istanti di culto: così appare Orson Welles (o il suo fantasma?) agli occhi di uno sconcertato Joseph Cotten nel cuore del Terzo uomo, il film che Carol Reed trasse nel 1949 da Graham Greene.

Fresco del nuovo restauro realizzato da Studio Canal, The Third Man – Il terzo uomo sarà nelle sale italiane da domani giovedì 27 agosto, distribuito dalla Cineteca di Bologna, che festeggia così il centenario della nascita di Orson Welles, nell’ambito del progetto di distribuzione dei classici in sala Il Cinema Ritrovato. Al cinema, sostenuto da Gruppo Unipol.

Presentato in anteprima nazionale lo scorso giugno a Bologna alla 29ma edizione del festival Il Cinema Ritrovato, il restauro del Terzo uomo ha incantato migliaia di spettatori accordi in Piazza Maggiore e ora inaugura la terza stagione distributiva della Cineteca di Bologna.

La Vienna lacerata dalla Seconda guerra mondiale è sfondo per una vicenda dai mille intrecci, “uno spazio incerto – come ricorda Jean-Pierre Berthomé – in cui le tracce si perdono e le certezze si confondono, il regno dei tradimenti e dei malintesi. Nessuno o quasi è colui che dice di essere o

che sembra. I morti non sono morti, e a uccidere sono le medicine”.

E così, tra una morte messa in scena e quelle drammaticamente reali dei bambini malati negli ospedali viennesi, si consuma l’amicizia testarda di Joseph Cotten (nei panni dello scrittore Holly Martins) e l’amore cieco di Alida Valli (la giovane attrice di operetta Anna Schmidt), entrambi rivolti verso un personaggio d’ineffabile sordidezza, magistralmente costruito dalle penne di Graham Greene e Carol Reed, e del genio che lo avrebbe poi interpretato: Orson Welles. Harry Lime è il protagonista in contumacia per tutta la prima parte del film: un’assenza che lo getta al centro della caccia da parte di Trevor Howard (il Maggiore Calloway) e delle parallele ricerche di Joseph Cotten e Alida Valli, fino alla sua teatralissima apparizione, illuminato nel cuore della notte da una lampada che ha tutto il sapore di un occhio di bue.

Orson Welles regala al personaggio di Harry Lime una delle sue interpretazioni eccezionali e… una battuta divenuta cult: “In Italia, sotto i Borgia, per trent’anni hanno avuto guerre, terrore, assassinii, massacri: e hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù”.

Come cult è il motivo musicale che accompagna tutto il film (quello della cetra di Anton Karas) o la lunga camminata finale di Alida Valli, sulla quale discussero Graham Greene e Carol Reed, che cercava una conclusione diversa dal lieto fine immaginato dallo scrittore. E poi l’incontro tra Joseph Cotten e Orson Welles sulla ruota panoramica del Prater, la fuga senza speranza di Welles nelle fogne di Vienna: tutto questo torna dal 27 agosto, in versione restaurata, nelle sale italiane.