“Mi sono riavvicinato alla regia perché non avevo più la scusa di non avere nessuna storia da raccontare”. Parola di Luciano Ligabue che torna dietro la macchina da presa dopo ben venti anni dall’esordio cinematografico di Radiofreccia e a distanza di quindici anni dal suo ultimo lungometraggio Da zero a dieci. Il terzo film diretto dal cantautore si intitola Made in Italy, esattamente come il suo ventesimo disco, da cui è tratta la storia, e primo concept album della sua carriera uscito a novembre del 2016 e balzato immediatamente al primo posto delle classifiche.

Al centro del film c’è la tormentata storia d’amore tra Sara (Kasia Smutiniak) e Riko (Stefano Accorsi) e la crisi del lavoro in Italia. “Fare un film è un mestiere faticosissimo. Quando sei sul palcoscenico le emozioni fluiscono, mentre facendo un film le devi progettare. Inoltre questo è un progetto balordo perché è anacronistico fare un concept album negli anni duemila quando la musica viene ascoltata con velocità”, prosegue Ligabue che porta in sala un uomo incastrato in un lavoro che non ha scelto (in una ditta che produce mortadelle) e pieno di risentimento verso un “bel paese che va in vacca”.

“L’Italia è in una fase di incertezza importante. Ho cominciato a raccontare il mio sentimento verso questo paese con la canzone Buonanotte all’Italia, poi con Il sale della terra e con Il muro del suono. Volevo riportare il mio amore per la nostra penisola che non viene meno nonostante tutti i difetti che ha”, dice il rocker che ha mosso i suoi primi passi in una piccola radio nella cittadella emiliana di Correggio e che non può spezzare il suo legame con la provincia perché “ci vivo da anni e ci vivo bene” .

E poi aggiunge: “Nessun italiano fa le vacanze a Roma né tantomeno la luna di miele in Italia. Questo è un film sentimentale che racconta gli stati d’animo di persone perbene, che sono meno interessanti dal punto di vista drammaturgico e proprio per questo sono meno rappresentati. Volevo raccontare questa storia attraverso un personaggio che ha meno privilegi di me. Ho seguito il mio istinto, da quasi trent’anni faccio un mestiere che mi ha reso un personaggio pubblico e ho conosciuto tanta gente, ma gli amici sono quelli che mi porto dietro dall’infanzia e sono la realtà che frequento di più”.

Il progetto è nato da una canzone di Ligabue che si intitola Non ho che te, la storia di una persona di mezza età che perde il proprio posto di lavoro esattamente come Riko. “Lui quando lo licenziano diventa fragile e perde la propria identità. Non si sente più utile socialmente”, dice il regista che ha diretto per la seconda volta Stefano Accorsi come protagonista. Un uomo che è in crisi con la sua vita: “Lui e Sara vivono in una realtà consolidata. Ma Riko ha bisogno di modificare quello che ha sempre avuto sotto mano. Il cambiamento fa paura perché siamo propensi a pensare che non porti buone cose, ti ancori a quelle due o tre cose che hai, ma è il movimento naturale della vita”, conclude Ligabue. Prodotto da Fandango, Made in Italy uscirà nelle sale il 25 gennaio distribuito in più di 400 copie da Medusa.