È in caduta libera verso il cinema il duo creativo ricci/forte. Mentre i progetti dal respiro internazionale compaiono come funghi sul mappamondo creativo di Gianni Forte e Stefano Ricci, oltre a Francia, Belgio, Russia in vista anche il Giappone. Li abbiamo raggiunti a Parigi, dove sono impegnati a scrivere la prima sceneggiatura, che dalla scena teatrale li porterà anche su grande schermo. Per scoprire come, compiamo insieme a ricci/forte i primi passi di avvicinamento a questo obiettivo. In un atterraggio senza rete di sicurezza. Da tempo circola nell'aria il vostro ingresso nel mondo del cinema. Si parlava lo scorso anno di due progetti, uno tutto riccifortiano e un altro su Caravaggio...La figura di Caravaggio ha sempre esercitato su di noi un'attrazione senza pari, per il suo ingegno furibondo e la sua breve esistenza senza sconti. Il progetto di una versione cinematografica di questo talento rivoluzionario che ha scosso la pittura del suo tempo, creando amori viscerali e polemiche altrettanto accese, ci è stato proposto da Michele Placido. A parte la stima concessa, e il piacere di collaborare con un regista dalla visione lucida come lui, i tempi di una committenza non riuscivano ad intrecciarsi con il nostro lavoro in teatro. Per questa ragione abbiamo messo, per ora, in standby il progetto storico per concentrare in ogni margine possibile la germinazione del “nostro” viaggio per immagini. Di cosa parlerà?Una madre. Un figlio. Una malattia che separa. Una patologia che diventa mastice per fonderli insieme. La radiografia di un mondo notturno, rovesciato, di una città funzionale e all'avanguardia come Milano. Dove un dolore assoluto può trasformarsi in superpotere. Dove il buio è solo la possibilità di illuminare la fantasia. Una madre e un figlio, in fuga. In una città che li vede nemici. Due soldati, che combattono la loro guerra terapeutica ogni notte. Nel silenzio assordante di chi non è adeguato. Non esistono conflitti a fuoco che non possano essere ridisegnati positivamente. Nemmeno la morte sembra così spaventevole se la si affronta con la giusta prospettiva. Loro due lo sanno, e continuano a divorare l'oscurità fino a quando l'alba meschina li disarma, restituendoli umani. I temi che vi sono forse più cari, la solitudine dell'essere umano, la crisi di identità e dei valori della società contemporanea, la confusione dei generi non solo sessuali, saranno ancora una volta presenti?Non si tratterà ovviamente di riportare sul grande schermo la grammatica conosciuta in palcoscenico. Abbiamo la lungimiranza di un produttore illuminato che non ha posto diktat di alcun genere. Ecco che allora comincia a prendere corpo questo itinerario notturno, in cui sicuramente ritroveremo quella fame etica, quel bisogno di riconoscersi nell'altro senza precipitare nella foiba di indifferente atonia che caratterizza il nostro tempo. Lavorare sui particolari, sulle mancanze, sulle fratture, dettate da una malattia che unisce i protagonisti e che, irragionevolmente, diventa traiettoria verso un'esistenza piena e appagante come la combustione di una cometa.  Pippo Delbono, Fausto Paravidino, Scimone/Sframeli, Ascanio Celestini, recentemente Emma Dante: il cinema ha accolto con interesse e spesso a braccia aperte la discesa in campo del teatro sul suo, minato, territorio. Ora ricci/forte: da dove nasce questa esigenza?Si setaccia il buio, si sonda l'oblio, la capacità di entrare in contatto con l'oscurità di una sala e propagarsi come un'elaborazione contrappuntistica, una fuga bachiana di senso che può permettere ad un artista di continuare la sua ricerca verso la comunicazione con l'Altro. Cristallizzarsi in una forma non è prerogativa dell'Autore. Il suo obbligo, che è anche la sua condizione vitale, è rinnovare il patto con se stesso nell'ostinata pratica divinatoria della rabdomanzia espressiva, fiutando e utilizzando ogni veicolo possibile per elaborare la propria percezione antropologica del Presente.  Una delle cose più difficili nel mondo del cinema, forse ancora di più che nel teatro, è quella di trovare finanziatori e distributori. L'apertura dell'Europa nei vostri confronti sta aiutando?Non possiamo negare che il lavoro in teatro, sviluppato esponenzialmente a livello europeo negli ultimi anni, non abbia contribuito a farci conoscere e ad accrescere la stima e la curiosità nei nostri confronti. Stiamo avendo l'appoggio, anche se per il momento solo morale, di diverse realtà cinematografiche che non immaginavamo fossero così attente al mondo teatrale.   Volete girare a Milano...Siamo ancora sicuri che Milano - per la sua conformazione spirituale - possa essere la location ideale per questo vagabondaggio picaresco verso l'eclissi.