Nel 2009 per la prima volta il “saldo” delle imprese cinematografiche italiane è stato negativo: il numero delle chiusure è stato superiore a quello delle nuove società. Negativo anche il dato dei film prodotti, 131 in totale, in diminuzione del 14,9% rispetto all'anno precedente, a cui però non corrispondono decrementi nel capitale investito nella produzione né negli incassi, che anzi sono aumentati parallelamente di quasi il 15%. Rilevante invece la flessione delle opere realizzate con il contributo del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), scesa in un anno da 41 a 26. Sempre consistente il risvolto occupazionale del settore, che impiega più di 77 operatori con una retribuzione annua pari quasi a un miliardo di euro.
Queste - in estrema sintesi - le cifre salienti della seconda edizione del Rapporto della Fondazione Ente dello Spettacolo sul mercato e l'industria del cinema in Italia, uno studio che torna a fotografare e analizzare in modo organico la situazione e i trend della nostra cinematografia in riferimento all'anno 2009. Ma come dimostra anche il recente riconoscimento ricevuto a Cannes con il premio come miglior attore a Elio Germano, i dati sul cinema italiano messi in luce dal Rapporto, lasciano intravedere uno scenario ben più complesso.
“L'Italia è stata molto presente al Festival di Cannes, non solo con i suoi film ma anche con l'acquisizione di titoli importanti come Des Hommes et des dieux, acquistato da Occhipinti e Lucky Red”, ha commentato a proposito Dario Edoardo Viganò, Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, ribadendo anche l'importanza di uno strumento di analisi capace di sondare l'industria del cinema attraverso uno sguardo complessivo e non solo dal punto di vista degli incassi registrati da Cinetel. “Quello che emerge - spiega Viganò - è un cinema italiano sostanzialmente in tenuta rispetto ai competitors internazionali nonostante le difficoltà e le incertezze del FUS, che però si lasceranno intravedere nelle criticità del 2010”. Altro dato assolutamente centrale sono poi le Film Commission, che come ha rilevato lo stesso Presidente FEdS, “non perseguono un progetto di benevolenza ma un vero progetto sociale”, e a cui quest'anno il Rapporto dedica un'apposita appendice, insieme a quella sulla storia di Cinecittà fino alla sua Fusione con l'Istituto Luce.
Per quanto riguarda invece i dati relativi al settore della produzione del cinema, Redento Mori, consulente del Rapporto, non ha dubbi: “È in corso una ristrutturazione lenta ma significativa” del comparto produttivo, che ha visto diminuire il numero degli operatori ma non la consistenza degli investimenti, in particolar modo quelli privati, ormai maggioritari rispetto al contributo pubblico statale. Da notare anche “la crescente importanza delle attività romane rispetto alla media nazionale, che le porta a determinare anche il trend dell'intero settore spettacolo nazionale”.
Anche per Luciano Sovena, AD di Cinecittà Luce, “la diminuzione delle società cinematografiche non è un dato negativo”, ma indica invece che “oggi i film finanziati e dichiarati di interesse culturale sono opere importanti, che hanno visibilità ai festival internazionali”. E dato che il sostegno statale è diminuito “ora il ruolo delle Regioni è fondamentale. Ma bisogna ricordare che le Film Commission funzionano solo laddove i loro responsabili abbiano un'ottima conoscenza del cinema e dei meccanismi della produzione”.
Una valutazione positiva dell'andamento del mercato del cinema viene anche da Riccardo Tozzi, reduce con Cattleya dal successo de La nostra vita a Cannes e soprattutto Presidente dei Produttori dell'Anica: “Anche la stampa internazionale valuta il cinema italiano come il più vitale a livello europeo. Siamo in un trend ascendente, in termini quantitativi e qualitativi”. In questo processo, fondamentale è l'aumento degli investimenti privati: “La diminuzione del sostegno pubblico a livello centrale è costante e irreversibile. L'epoca del finanziamento diretto alla produzione è finita, mentre assistiamo alla straordinaria efficacia delle incentivazioni di tipo fiscali, e presto vedremo anche gli effetti del tax credit esterno, che porterà sul mercato grandi player con risorse di molto superiori a quelle statali”. Anche per questo, secondo Tozzi, “la conferma del tax credit è una questione di vita o di morte, se non fosse rinnovato saremmo in presenza di una deliberata soppressione di un intero settore industriale”.
Il Direttore Generale del Cinema Nicola Borrelli, da parte sua, conferma la volontà del Ministero di continuare sulla strada degli incentivi fiscali e della collaborazione con le Film Commission, mentre “non sono molti i margini di speranza rispetto a un futuro aumento delle risorse del FUS, in linea con quello accaduto negli ultimi anni e che non ha impedito il buon andamento del mercato”.