Sceneggiata da Stefano Rulli e Sandro Petraglia, nel cast Ennio Fantastichini, Paola Cortellesi, Claudio Santamaria e Lorenzo Balducci, è Le cose che restano di Gianluca Maria Tavarelli, una serie tv in quattro puntate (in onda su RaiUno forse a dicembre) proposta - non senza polemiche, per la mancata anteprima pre conferenza stampa - al Festival di Roma in minutaggio ridotto: 5 ore e 50' anziché le 6 e 30' della televisione.
”Non è un sequel de La meglio gioventù”, precisa Petraglia, mentre Rulli sottolinea: “Raccontiamo una famiglia borghese (il padre Fantatischini, la madre Daniela Giordano, i figli Cortellesi, Santamaria, Balducci e Alessandro Sperduti, che muore subito) di professionisti, con una vita armoniosa, finché non viene colpita dal lutto del figlio più piccolo che sconvolge gli equilibri. La casa si svuota: ciascuno cerca una strada fuori da una famiglia che non c'è più, attraverso incontri, problemi e nuove figure. Dopo i fermenti politico-sociali de La meglio gioventù, qui riflettiamo sui nuovi mondi, le scelte esistenziali che cambiano il senso di famiglia”.
Titolo preso in prestito da Emily Dickinson, co-prodotto da Italia e Francia, è un prodotto televisivo che - dice il produttore Angelo Barbagallo - non arriverà anche in sala, ma Tavarelli non se ne cruccia: “La tv la fanno i singoli, da ciò dipende l'esito. In certi casi, si fanno marchette per il piccolo schermo mentre si gira il proprio film, ma non è questo il caso: a volte la fiction è sinonimo di roba scadente, ma questo è un lavoro che nulla ha a che fare con quella tv. Ci sono i migliori attori italiani, non è un prodotto di seconda classe, ma quattro meravigliosi film”.
Se Santamaria interpreta un omosessuale, impiegato presso il ministero al controllo dei flussi migranti, "senza caratterizzazioni e atteggiamenti dichiaratamente gay: volevamo che le persone si identificassero", il Nino di Balducci tramite la migrante che accoglie scopre che "il razzismo non è un tabù, al pari dell'omosessualità. Sono il figlio più inquieto, con uno sguardo critico su famiglia e padre: mi metto in gioco anche in maniera avventata, violenta: preferisco sbagliare che non lasciarmi andare". Mentra la Cortellesi, psicologa e fresca madre nella fiction, ci ha “messo emozioni, ricordi e vissuto: Claudio (Santamaria) è mio fratello sul set come nella vita”, Fantastichini parla della "funzione totemica" del suo Pietro e confessa: "Nella mia vita, ho a che fare con un figlio 14enne e mi sento inadeguato: qui mi sono portato il lavoro a casa e la casa sul lavoro".