Diego, il protagonista di Qualche nuvola, si lascia trascinare dagli eventi più che avere in mano le redini della propria esistenza. Un atteggiamento che all'inizio delle riprese ha spiazzato Michele Alhaique, l'attore che lo interpreta: “E' un ragazzo che non agisce, piuttosto si limita a muoversi tra la fidanzata e l'amante” , spiega . “ Per questa ragione è stato particolarmente difficile immedesimarmi in lui, non capivo da che parte prendere questo personaggio che non compie mai grandi gesti”. Ma se l'avvio è stato duro, il risultato è una bella prova che corona un paio di stagioni d'oro di un interprete assai duttile e per fortuna fuori dagli schemi di una recitazione ormai troppo spesso influenzata e livellata dalla cattiva televisione. Invece Alhaique anche in tv ha saputo scegliere e apparire in serie di successo come “Il delitto di via Poma” e “Boris” oltre a recitare nel film che ha frantumato ogni record di incassi, Che bella giornata. E ora è protagonista assoluto di Qualche nuvola di Saverio Di Biagio.
Dopo tanti anni di gavetta cominciata con gli studi al Centro Sperimentale di Cinematografia, finalmente sono arrivati i ruoli importanti.
E al momento giusto, cioè quando posso capirne il reale valore. Qualche anno fa mi è capitato di fare dei provini per parti da protagonista ma di essere scartato, sul momento è chiaro che me la sono presa. Invece è proprio grazie a quei rifiuti che sono cresciuto come attore e oggi posso essere un interprete decisamente più consapevole e credibile.
E' aumentata anche la visibilità, immagino. Lavorare a fianco di Checco Zalone avrà contribuito non poco a farla conoscere al grande pubblico.
Se devo dire la verità non mi riconosce nessuno, sarà che sono un tipo molto normale. Capita invece spesso che degli sconosciuti mi guardino come se mi avessero già incontrato senza però ricordare che mi hanno visto al cinema o in televisione. Uno una volta era convinto che avessi fatto pugilato nella sua stessa palestra, non me la sono sentita di contrariarlo. E mi sta bene così perché la popolarità fine a sé stessa non mi interessa, quando accetto una parte non lo faccio contando le battute.
Qualche nuvola è un film realizzato in maniera indipendente da Alberto Leotti e Massimo di Rocco oltre che da Valerio Mastandrea, pensa che l'indipendenza sia un ostacolo o un'arma vincente per un regista?
Un regista deve faticare il doppio, però è anche più libero di dare maggiore spazio alla creatività. Vale anche per noi attori, che abbiamo un' autonomia più grande nel costruire il personaggio. Un autore alla sua opera prima, con una produzione indipendente alle spalle, difficilmente è interessato all'attore di nome ma cerca piuttosto l'interprete giusto. Rho, ad esempio, mi ha fortemente voluto come protagonista accanto a Marchioni in Cavalli, se la produzione fosse stata ad alto budget molto probabilmente non glielo avrebbero concesso. Quando c'è un incontro così, cioè su una base di libertà di scelta, si instaura immediatamente uno scambio speciale.
Che tipo di film è Qualche nuvola?
Ha un cuore romantico, sebbene racconti di una crisi. Ciò che succede ai due è frutto dell'incomunicabilità tipica del mondo borghese, invece la vicenda si svolge in ambiente proletario. E' l'aspetto più interessante e attuale del film, perché mette in luce come ai giorni nostri anche due ragazzi di estrazione popolare abbiano ormai ereditato i difetti e le ansie tipici del mondo borghese.
Ha già firmato due corti, pensa di passare al lungomentraggio?
Se tutto va bene quest'inverno sono sul set per il mio debutto, un noir metropolitano girato lontano dai luoghi borghesi che non mi appartengono. Non posso infatti negare di sentirmi più vicini i personaggi di periferia, con loro ho una maggiore adesione.
Attore e anche regista, da dove nasce il desiderio di essere un cineasta in grado di esprimersi a più livelli?
Non mi sono mai piaciute le divisioni nette, mi porto dietro quest'idea dai tempi del Centro Sperimentale. Credo invece nella formazione, nella strada che bisogna fare prima di arrivare a girare o provarsi con un ruolo da protagonista. Detesto chi si improvvisa. In questo senso credo che il percorso tracciato da alcuni attori come Mastandrea, in grado di muoversi in più ambiti, sia significativo e di esempio per quanti si sentono stretti in un solo ruolo. Poi ovviamente alla base ci deve essere l'amore per il cinema. Io il cinema lo amo incondizionatamente e ammiro chi vuole farlo mettendosi in gioco fino in fondo. Il digitale ha rivoluzionato il modo di girare e sta facendo un enorme regalo a tutti, ma dobbiamo meritarcelo.