Rendez-vous a Roma dei produttori italiani in occasione della presentazione del quaderno collettivo Per un pugno di euro curato da Franco Montini per il Fac (Comitato nazionale per la diffusione dei film d'arte e di cultura). Il volume offre una panoramica sulla situazione del nostro Paese: nuovi produttori stanno ottenendo risultati importanti con modalità di lavoro sensibilmente differenti da quelle della vecchia generazione (Carlo Ponti, Dino De Laurentiis, Alberto Grimaldi). Si tratta di un'azione ancor più meritoria dato il momento oggettivamente difficile in cui versa il cinema italiano: una situazione transitoria, in cui - affermano gli autori - "la trasformazione stabilita dalla nuova legge cinema manca ancora di una chiara direzionalità". Figura mutevole come nessun'altra nel panorama cinematografico nazionale, il produttore di qualità deve saper costruire sinergie tecnico-artistiche (direttore della fotografia-regista, etc.) che abbiano ricadute positive sul linguaggio e sullo stile del film. Tutto questo facendo fronte a quella che per Gianluca Arcopinto è la crisi più profonda mai attraversata dal cinema italiano, poiché si tratta di "un collasso di prospettive: ognuno tende a conservare la propria piccola bombola d'ossigeno, disinteressandosi di ogni progettualità. Situazione nera, acuita dalla proliferazione dei multiplex - a scapito di mono e multisale - che inibiscono la crescita e lo sviluppo del cinema di qualità italiano ed europeo". Meno apocalittico Massimo Cristaldi, per il quale i gravi problemi strutturali del nostro cinema non pregiudicano la sua qualità e la fidelizzazione del pubblico a differenza dei primi anni '90, in cui "le sale chiudevano per mancanza di spettatori e si tirava a campare". Anche da Amedeo Pagani una ventata di ottimismo, apprezzamento per la nuova legge - "ma va applicata bene" - e l'idea di "lavorare con quello che c'è: l'Italia non ha e non avrà mai un'industria cinematografica - non ci sono majors, né studios, ma solo catene di servizio - ma il suo cinema è il più giovane e fertile d'Europa". Da ultimo, spazio all'autocritica: "Noi produttori dobbiamo essere maggiormente convinti e uniti nel denunciare e combattere questa impasse: è il cinema che ce lo chiede".