Arriva la polemica sulla Croisette. Dopo il caso Michael Moore dello scorso anno, è Lars von Trier con  il suo "politico" Mandarlay a suscitare vivi commenti da parte della stampa Usa. Screen ha accusato il regista di aver ripreso "l'ascia di guerra spingendosi troppo oltre i limiti consentiti", sostenuto da molti altri quotidiani che ancora una volta si chiedono perché mai von Trier mostri tanta acredine per un paese che non ha mai visitato. La giornata di ieri è stata tuttavia dominata da due film, entrambi in concorso: Broken Flowers di Jim Jarmusch e L'Enfant dei fratelli Dardenne. Grandi lodi per il primo. Le Parisien scrive: "Jim Jarmush è tornato grande e Bill Murray è il suo profeta. E' tutto perfetto in questo film a partire dal ritratto di quest'altro pianeta che è l'America". Per Le Figaro è un "meraviglioso insieme di sensazioni fresche, di emozioni segrete, di risate e di ombrose fantasticherie, questi fiori spezzati raccolti da Jarmush con abbagliante naturalezza e leggerezza". Libération lo definisce "assolutamente seducente ma come ogni seduttore impenitente, un po' leggero e anodino". Omogeneo il giudizio della critica francese sui Dardenne. Le Parisien pone l'accento sulla sua "allarmante efficacia, nella scrittura e nella regia sobrie e implacabili, come anche nell'interpretazione", mentre Le Figaro lo definisce "realistico fino ad essere sordido, arido fino ad essere patetico, il film segue un breve itinerario per farci condividere le erranze e la confessione di una debolezza che forse sarà la salvezza". Anche L'Humanité loda il lavoro dei due fratelli francesi: "I due cineasti affermano ancora una volta la propria necessità di un realismo radicale che si rifiuta di trasformare i protagonisti in fenomeni da baraccone, esaltando la loro umanità e moltiplicando le domande invece delle risposte". Infine Libération: "I due fratelli sono veri cineasti, perché una volta ancora, si oppongono alla loro abilità quando minaccia di degenerare in un accademismo fatto in casa, preoccupandosi della propria morale". Delusione, invece, per Shanghai Dreams di Wang Xiaoshuai, anche questo in gara per la Palma d'Oro. Poco spazio sui giornali ad eccezione di Le Figaro: "Il film è la piccola storia di un conflitto preso nella morsa della grande storia. I vecchi sognano di tornare in città, i giovani di ballare e flirtare. Un paradosso universale che qui prende una piega diversa, più doloroso e patetico". E L'Humanité che parla di un " risultato è deludente" e del fatto che "purtroppo il film abbandona raramente la propria lentezza provocando una sgradevole noia".