“Non si può trattare l'omosessualità come una malattia”. Così il regista catanese classe 1983 Sebastiano Riso, che porta alla Semaine de la Critique di Cannes 2014 l'opera prima Più buio di mezzanotte, da oggi anche nelle sale italiane. “I miei ci sono ancora, ma non hanno visto il film, e mia madre è cieca. Ma sono fiducioso che tanti genitori, a prescindere dalla diversità del figlio, vedendolo capiscano che un figlio va amato e coccolato: c'è solo una vita e dobbiamo essere amati”, aggiunge Davide Cordova, in arte Fuxia, creatore e drag queen del party Mucca Assassina di Roma alla cui vita è ispirato il film.
Protagonista, Davide (Davide Capone), un ragazzino effeminato, che all'età di 14 anni scappa di casa a Catania: la madre (Micaela Ramazzotti) è inerme, il padre violento (Vincenzo Amato) non lo accetta per quel che è. Raggiungerà in un parco cittadino altri emarginati come lui, che sopravvivono tra furti e prostituzione con i puppari, e troverà un protettore (Pippo Delbono)…“Davide non è omosessuale, ma effeminato: ho fatto 9 mila provini, perché la riuscita del film dipendeva per l'80% da lui. Come Truffaut con Doinel, doveva essere lui”, dice Riso, che sottolinea come i puppari, ovvero uomini sposati che vanno con i ragazzini a Catania ci siano da sempre: “C'è tolleranza, ma non deve apparire: di notte si va con i ragazzini, di giorno a braccetto con la moglie”. Nell'incontro stampa sulla Croisette, Riso non nasconde tutta la sua frustrazione per la mancata accettazione dell'omosessualità: “E' ancora considerata una malattia, e i suicidi di bambini non si contano: non è cambiato nulla, né in Sicilia né in Italia, perché non c'è una legge sull'omofobia, e al massimo l'omosessualità è considerata un'esuberanza sessuale o un vezzo di grandi artisti come Visconti. Il presidente della Sicilia, Crocetta, è gay, è accettato, ma meglio se non lo fosse: eppure, un omosessuale è come uno che nasce con gli occhi verdi o i capelli biondi”.
“Mi sento di festeggiare l'arrivo nel cinema italiano di un grandissimo autore, con carisma e fascino”, dice la Ramazzotti, aggiungendo: “Sono felice di questa avventura: ero partita per Catania con mia madre e mio figlio, nella pause lo allattavo, mentre sul set cullavo Davide”.
Sulla scelta di che far vedere o meno nel film, il regista precisa: “Il bisogno di vedere dello spettatore è morboso, noi abbiamo seguito Davide ma a un certo punto ci siamo fermati: mostrare tutto è documentaristico, non mostrare frustrante”.
Ancora, Pippo Delbono sottolinea come “l'omosessualità sia ancora un tabù nel nostro Paese, pertanto questo film è politico. Ma sarebbe importante che anche i miei colleghi artisti, penso a Renato Zero, parlassero”. Dissente Vincenzo Amato, secondo cui “la sessualità è una cosa privata, dall'omosessualità ai rapporti tra Clinton e la stagista: dovrebbero rimanere privati”. Ma Delbono non ci sta: “Sei come il padre del film! Io sono sieropositivo, e i sieropositivi sono le persone più controllate al mondo, ma la gente ne è terrorizzata. Non dire, non parlare è una forma di fascismo!”.