“Questo lavoro nasce come corto e si espande, oggi, in lungometraggio” dichiara Pippa Bianco, autrice e regista di Share, in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e dal 6 novembre su Sky. “Ho sempre avuto in mente il film, ma ho girato il corto per trovare i finanziamenti”.

Una strategia evidentemente efficace, perché oggi Share colpisce al festival capitolino, per intensità e profondità su tematiche attualissime, quali l’uso e abuso di smartphone e degenerazioni virtuali. “Ho intervistato moltissimi studenti, vittime e carnefici degli smartphone, ma anche professori, esperti, psicologi. Anche in famiglia, con i miei fratelli minori, abbiamo controllato il realismo del copione”.

E Rhianne Barreto, attrice protagonista, come si è preparato alle riprese? “Non ho lavorato su alcuna documentazione particolare” spiega lei, “Il mio personaggio non ricorda nulla e ha davvero soltanto un video per ricostruire la verità. Quindi ho voluto scoprirla con lei, a poco a poco, questa verità”.

“Ho concepito il film come uno psico-thriller” conferma la regista, “l’esperienza di qualcuno che affronta l’ignoto. Tutto verte attorno al voyeurismo universale, persino oltre questioni di genere”. E prosegue: “La struttura del potere maschilista ha un ruolo, certo, ma abbiamo lavorato più sull’attraversamento del dolore della protagonista attraverso le 5 fasi del lutto”.

Un film vero, dunque, autenticamente duro. “Avevo 19 anni e mi sentivo molto sola, in America” racconta di nuovo l’attrice. “Molta della mia preparazione per questo ruolo viene dalla mia vita reale”. E, d’altronde, anche Pippa Bianco ammette di “aver riversato molto del mio dolore nella pellicola. Credo di averne fatto parte più di quanto me ne rendessi conto durante le riprese”.