Mi ha spaventato, ero “ansioso. Ma ho fatto finto di non essere sul set, piuttosto in gita scolastica”. Parola del piccolo Roman Griffin Davis, l’amico di Hitler ovvero l’eponimo Jojo Rabbit di Taika Waititi, film d’apertura del 37° Torino Film Festival.

Al fianco di mamma Scarlett Johansson e istruttore nazista Sam Rockwell sul set, scortato dal produttore Carthew Neal sotto la Mole, l’undicenne attore confessa: “Fin da quando ero piccolo ho sempre saputo, grazie ai miei genitori la storia, quella della Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto, ma non conoscevo la gioventù hitleriana, questo lavaggio di cervello nei confronti dei bambini”.

Ampliando lo sguardo, Roman Griffin Davis osserva come “tanti coetanei hanno grandi lacune: a scuola è stata organizzata una proiezione de La vita è bella di Benigni e nessuno conosceva l’Olocausto, erano ignari di un evento storico così fondamentale, ad accezione di un bambino che avevo letto Il bambino con il pigiama a righe”.

Venendo a Jojo Rabbit, dal prossimo 23 gennaio 2020 nelle nostre sale, “è un film importante per la morale: guardare la vita con i propri occhi e non lasciarsi influenzare” e, non solo, “insegna agli adulti prima dei ragazzi di non dimenticare la lezione della Storia. Guardiamo in che modo sono stati sfruttati i ragazzini nel nazismo e in altre forme di dittatura”. Non mancano, per l’attore, ricadute sul presente: “E’ triste constatare che le nuove generazioni vengono ignorate da quelle adulte, che pure decidono per noi. Il futuro è dei giovani, ma non ci ascoltano”.

Infine, sul rapporto con Taika Waititi, regista, sceneggiatore e attore, nella divisa di Hitler: “E’ un alieno che vive nel corpo di un essere umano, mii piace il suo sense of humour e la sua volontà di correre dei rischi”.