Nato ad Imperia, ligure di nome e di fatto, Enzo non è stato solo un collega di lavoro, ma un confidente, un sicuro punto di riferimento. Direi un maestro, per chi arrivava dopo di lui, alla ine un amico, vero, limpido, sincero.

L'ho incontrato la prima volta sul finire del 1977, io agli inizi nel mondo della comunicazione, lui già importante firma in ambito ecclesiale. Enzo è sempre stato presente nel provare ostinatamente a fare andare insieme il dato religioso e quello professionale. Non cattolici che fanno occasionalmente giornalismo ma giornalisti che affidano alla pagina scritta il messaggio evangelico.

Arrivato a Roma e assunto all'Ente dello Spettacolo, ha da quel momento attraversato tutti i gradini possibili: quelli della chiesa italiana  e quelli della carriera 'laica', arrivando a coprire ruoli importanti a Cinecittà, all'Ente Autonomo Gestione Cinema.

E poi trovando tempo e volontà per dedicarsi ai giovani, stimolando cineforum e cineclub, diventando presidente dell' ANCCI,  una delle associazioni nazionali di circoli del cinema, e fondando e dirigendo per dieci anni la rivista Filmcronache.

Intorno questo nucleo principale Enzo ha collocato una serie infinita di collaborazioni a giornali e riviste, di cui era nome di primo piano. Bisogna ricordarlo così, uomo di cultura, letterato, giornalista di quella razza antica che forse non esiste più o forse è talmente cambiata da obbligarci a cambiare nome.

Negli ultimi anni, si era cimentato con successo nella narrativa, pubblicando alcuni 'gialli' di inatteso effetto. Fin quando ha potuto, Enzo ha scritto, di tutto ciò che riguardava il cinema, sempre curioso, sempre aperto alla novità.

Lo ricordiamo così, pensando ad una sua ulteriore recensione, che si chiudeva con la voglia già scritta di pensare alla successiva. Un abbraccio forte, caro, carissimo Enzo!