"Il riconoscimento meritato ad uno dei massimi cineasti del nostro tempo". Questo il commento di Locarno per il Pardo d'onore a Hou Hsiao-hsien, l'artista taiwanese a cui tanto deve l'approccio orientale alla modernità nel cinema odierno. "Una giornalista, tempo fa, mi ha definito un "animale in via d'estinzione", forse perché continuo a vivere ogni film che realizzo come un costante processo di apprendimento", spiega. Il regista di Millennium Mambo, La città dolente e Café Lumière alla rassegna ticinese racconta il suo cinema, che eccezionalmente – per gli ultimi tre lavori - ha trasferito in Europa: "Sono sempre molto attaccato alle persone, in tutti i sensi; procedo passo dopo passo, osservo i dettagli della quotidianità, le abitudini della gente, cerco di aderire alla realtà ma senza tralasciare la poesia che da essa genera". Per il suo ultimo Le voyage du ballon rouge (in cartellone in Piazza Grande, ma già a Cannes in Un certain regard), è volato a Parigi e ha studiato talmente a fondo il loro modus vivendi da ottenere il plauso degli stessi transalpini, compiaciuti di riconoscersi nello sguardo di un orientale. Ma Hsiao-hsien parla anche dell'importanza dei festival, oggi: "Sono opportunità per noi registi "difficili" di continuare a credere nel nostro lavoro, di mostrarci al pubblico e dare chance distributive ai nostri film. A mio avviso - continua il cineasta - i giovani che vogliono fare cinema devono approfittare dell'immensa agevolazione data dalle nuove tecnologie digitali: meno costi, più rapidità ed agilità. Bisogna ricordare sempre che si possono fare i più grandi film con i più piccoli budget".