(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Volevo comunicare al pubblico, sia all'inizio che alla fine del film, che quello che stavano vedendo è spettacolo. Proprio come è stato per Pirandello, ho voluto comunicare che tutto quello che si vede è teatro: vita e teatro allo stesso tempo”.

Mentre la stampa italiana è vincolata all'embargo fino a domani, quando il film passerà in concorso a Berlino e quando il regista incontrerà i giornalisti, Variety pubblica oggi un'intervista a Paolo Taviani, in occasione del suo ritorno alla Berlinale a 91 anni e a quattro anni dalla scomparsa del fratello Vittorio, con Leonora addio.

Il film è dedicato a Vittorio e può essere visto come un commovente addio fraterno. Ma questo è il film di Paolo. Ed è così che l'avrebbe voluto anche Vittorio. "Prima di morire, Vittorio ci ha detto: 'Dopo che sarò morto non voglio che esca nessun film con il mio nome sopra, senza poterlo controllare e amare'”.

I fratelli Taviani, insieme, hanno vinto l'Orso d'Oro nel 2012 con Cesare deve morire, sui detenuti di massima sicurezza che interpretano Shakespeare. Leonora addio prende spunto dalla novella 'Il Chiodo' di Luigi Pirandello, scritta dal drammaturgo e scrittore poco prima di morire nel 1936.

Matteo Pittiruti, Dani Marino e Dora Becker in Leonora addio - @Umberto Montiroli

Ed è un progetto che i fratelli Taviani hanno a lungo coltivato insieme ("L'abbiamo anche scritto", ha detto Paolo Taviani, “poi, quando ho iniziato a lavorarci da solo, come sempre accade, l'ho modificato"). I due registi avevano d'altronde già attinto a Pirandello, in particolare per Kaos del 1984.

Leonora addio inizia con Pirandello che riceve il Premio Nobel per la letteratura nel 1934 e prosegue con il suo funerale, seguendo le peripezie delle sue ceneri prima frettolosamente consegnate al cimitero del Verano nella Roma fascista e poi portate, 15 anni dopo, in Sicilia, come chiesto dallo stesso Pirandello nelle sue ultime volontà. Ma il viaggio delle ceneri diventa un viaggio attraverso l'Italia del dopoguerra e le sue memorie filmate, con materiale d'archivio e frammenti di cinema neorealista.

"Vittorio e io consideravamo questa era cinematografica importante quanto il Rinascimento", ha detto Paolo Taviani a Variety, aggiungendo che c'è una verità nei film neorealisti "che è superiore a qualsiasi materiale d'archivio".

Una volta che Pirandello è stato finalmente sepolto a dovere, Leonora addio passa da un road movie in bianco e nero ambientato in Italia ai colori di una Brooklyn dei primi del '900, proseguendo in un adattamento de “Il Chiodo” che chiude il cerchio del film con quello che Taviani ha definito una delle opere più tragiche di Pirandello.