La meccanica del terrore. Il programma in concorso alla 62. Berlinale ha trovato il suo tema. Il tedesco Barbara di Christian Petzold dà il tono. Ma il lavoro purtroppo fuori concorso di James Marsh Shadow Dancer, con Clive Owen, prosegue sulla linea con il ritratto spietato e efficace di una terrorista dell'IRA metà carnefice, metà vittima. Senza dubbio il miglior thriller visto finora al Festival, e anche altrove. Clive Owen è l'agente Mac, così abile da riuscire a conquistare una terrorista dell'IRA all'MI5, i servizi segreti di Sua Maestà. Lei è giovane, convinta combattente, vittima della sua famiglia che la guerra gliel'ha infusa nella testa senza via di scampo. Per la sicurezza della donna Mac non può garantire. Entrambi i campi si combattono senza quartiere e con pochi scrupoli. Per lei, d'altra parte, la famiglia viene prima di una vita senza paura. Il conflitto è davvero efficace nel film di Marsh. L'insicurezza nei confronti della donna afferra Owen e lo spetattore. Andrea Riseborough la protagonista, a differenza della protagonista del film tedesco Barbara, lotta per sopravviere, ma da zombie. Il respiro c'è, ma l'anima è venduta. Toccante l'altro contributo francese in concorso, della franco svizzera Ursula Meier L'enfant d'en haut (Sister), con Léa Seydoux e l'incredibile bambino Kacey Mottet Klein. Ogni giorno il dodicenne Simon (Kacey Mottet Klein) sale con la funivia sulle piste da sci di un resort di lusso pieno di turisti. Nei guardaroba dell'hotel apre gli zaini per far scorte di cibo. Ma si accorge che gli sci possono essere più remunerativi di un paio di sandwich. Louise (Léa Seydoux), la giovane donna che divide con lui lo squallido appartamento nel palazzo popolare ai piedi delle Alpi (prospettiva questa sì davvero originale), non ha idea dei movimenti del bambino. Il rapporto tra i due è controverso. Tenerezza e tensione scandiscono il quotidiano. Ma Louise non è la sorella, come raccontano i due, bensí la madre. La verità verrà a galla. L'assurdo ménage si deve spezzare. La Meier (40) ha iniziato con bellissimi cortometraggi. Poi con il film Home ha portato a casa in una volta quattro premi César e una nomination dell'Academy per il miglior film straniero (Svizzera). Qui alla Berlinale, invece, raccoglie gli applausi per la prima volta.