Ecco i film che la redazione di Cinematografo ha selezionato tra quelli programmati in chiaro per sabato 8 agosto.

 

REBECCA, LA PRIMA MOGLIE – Tv 2000 (canale 27), ore 21:20

La Rebecca di Daphne du Maurier è il fantasma dell’amore passato che si è trasformato nello spettro dell’ossessione senza via di scampo (come d’altronde ogni ossessione sa prepotentemente essere), talmente potente da non voler conferire al personaggio di Joan Fontaine un nome, un’identità. Lei è solo la seconda moglie, colei che deve convivere con l’idea del passato in ogni angolo nella casa, con il fardello incarnato dalla signora Danvers (una mostruosa Judith Anderson), espressione della follia pura e, rieccola, dell’ossessione. Film sull’ossessione del passato che impedisce un presente in previsione del futuro, fuori dal tempo (c’è una fotografia straordinaria per modernità, lucidità e nitidezza ad opera di George Barnes, peraltro premiata con l’Oscar) perché quasi favola nera, con personaggi-archetipo sviluppati con originalità e rinnovamento, attraversata dall’inquietudine della perversione latente e dalla paura del provvisorio minaccioso. (Lorenzo Ciofani)

 

IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO - Rai 3, ore 21:25

"Nel vivo di una tradizione ancora popolare eppure colta [...] il terzo film di Leone si rivela non soltanto il più suggestivo del serial [...] ma anche il meno spocchioso ed epidermico  [...]. Leone ha saputo innervare la sua specializzazione cinematografica di motivi nuovi [...]. Alla radice di questo rinnovato interesse sta non tanto la galleria spavalda di tipi cari all'iconografia del west, quanto lo sfondo storico, che [...] si slarga anche al recupero di una decisa condanna alla guerra [...] Clint Eastwood (ottimo il doppiato da Salerno) rinnova con talento il personaggio [...] Lee Van Cleef conferisce movenze serpigne all'antagonista [...] Eli Wallach [...] nobilita il 'pastiche' col ricordo e le intemperanze mimiche di una scuola illustre." (G. Napoli, Civiltà dell'Immagine, aprile 1967)

 

ENZO AVITABILE MUSIC LIFE - Rai 3, ore 1:10

"Se Jonathan Demme dice che Salvamm 'o munno è la canzone che gli ha cambiato la vita va preso sul serio. Chi potrebbe mettere in dubbio l'onestà di questo filmaker, che ha rinunciato alla comoda rendita che Hollywood poteva garantirgli (soprattutto dopo il successo del Silenzio degli innocenti e Philadelphia?) per mettere la propria professionalità al servizio di un bene senza mercato, la verità? Gli ultimi anni di Demme sono doc. Documentari. Di Origine Controllata. Il suo nome un marchio, il suo marchio una garanzia di qualità. Qualità: la somma di stile personale ed etica universale. Il lavoro fatto con Enzo Avitabile Music Life è una conferma. Demme lavora sugli scarti minimi: un secondo di più su un volto, la geometria dei piani, le più impercettibili variazioni di luce, colore. La sua presenza nella "realtà degli altri" è discreta. Qui si vede di riflesso in uno specchio, due volte. E' un autore che non si sovrappone al soggetto di cui parla. La sua è una regia che agisce semmai da cassa di risonanza. Non per questo è meno personale." (Gianluca Arnone)

 

GIMME DANGER - Rai 3, ore 2:30

"Cannes droga e rock 'n' roll. Per dare la scossa a una Croisette moscia, chi meglio di due alfieri del 'rock is not dead'? [...] Iggy Pop e il suo amico Jim Jarmusch, protagonista e regista del documentario Gimme Danger. [...] Appassionata e approfondita, caotica e convenzionale, questa lettera audiovisiva si scrive tra palco e realtà, testi e contesto storico, musica e business, mancanza di professionalità e droga, tanta droga. [...] Basato su inediti materiali d'archivio (purtroppo le esecuzioni live sono frammentarie) e le testimonianze degli Stooges, inframmezzato da pubblicità, filmati, notiziari e animazioni, Gimme Danger, titolo di un celebre pezzo della band, desume la sua struttura dalle memorie di Iggy e 'gli spacciatori e i fan che ho ricontattato'." (Federico Pontiggia)

 

PROVA D’ORCHESTRA – Rai Movie (canale 24), ore 2:00

“Che ci sia di mezzo la politica e che attraverso questa storiella Fellini abbia voluto mettere in scena la situazione di estremo disagio in cui si dibatte l’Italia di questi ultimi anni sembra comunque fuori discussione. Almeno a una prima lettura. Ma il ‘politico’ di Fellini non è quello di Rosi o di Petri, è un ‘politico’ legato sempre a un mondo di favola, magico, fantastico, che nasce da lontane evocazioni e da ricordi dell’infanzia, e attraverso questo mondo si esprime anche Prova d’orchestra, metafora dalla quale emergono in una specie di magma ribollente il principio di autorità messo in discussione, l’incapacità e la stanchezza di governare, l’egoismo, l’individualismo, l’inefficienza del sistema democratico, dei sindacati, la protesta scomposta e fine a se stessa, il terrorismo, il caos, la paura, il desiderio dell’ordine e della protezione a prescindere da chi ne sia il portatore. E la musica – un’espressione artistica con la quale Fellini ha poco o nulla a che spartire – è la forma, il linguaggio con cui il film si presenta e si esprime. (Enzo Natta, Filmcronache, Elle Di Ci, 1979)