“Il titolo ha un significato globale: non è solo la situazione messicana, serve un cambiamento, ma in modo giusto, altrimenti si rischia un cambiamento in peggio. Questo è il nuovo ordine, ovvero una nuova normalità”.

Parola del regista e sceneggiatore messicano Michel Franco, che porta in Concorso a Venezia 77 Nuevo Orden (nelle sale italiane il prossimo autunno con I Wonder Pictures), un dramma distopico ricco di suspense, interpretato da Naian González Norvind, Diego Boneta, Mónica del Carmen.

Nel film, uno sfarzoso matrimonio dell’alta società messicana viene mandato a monte da una rivolta inaspettata, scaturita dal confitto sociale che dà il via a un violento colpo di stato. Attraverso gli occhi della solidale giovane sposa e dei domestici che lavorano per e contro la sua abbiente famiglia, Nuevo Orden descrive a rotta di collo la caduta di un sistema politico e la nascita di uno ancora più angosciante.

“Cinque anni fa ho iniziato a scrivere, tre anni fa ho finito, per me è un monito: non arriviamo a quel punto”, premette Franco, che spiega: “Non pensavo che il film uscisse in un mondo così vicino a questa distopia, per giunta aggravato dalla pandemia: i gilet gialli in Francia, le rivolte in Cile, Colombia, Hong Kong, fino a Black Lives Matter, ogni paese affronta queste situazioni in modi diversi. La mia paura è che i governi affrontino queste rivolete in maniera forte”.

Michel Franco

Per Diego Boneta, “abbiamo fatto tante prove e discussioni con Michel, non voleva il mio personaggio fosse del tutto cattivo, voleva ci fosse un’identificazione con Daniel. Abbiamo fatto un gran lavoro di squadra, quasi come a teatro, che ci ha trasformato in una grande famiglia”, mentre per l’attrice feticcio di Franco Mónica del Carmen Michel “ci porta agli estremi, ci chiede conto della prospettiva della diseguaglianza, che succederebbe se la diseguaglianza inquadrata fosse reale da entrambe le parti, ricchi e poveri?”. Aggiunge la Naian González Norvind, “il modo in cui lavora Michel è molto interessante: il movimento, il camminare, come tessendo insieme le varie parti del film, scene da dieci, quindici minuti, e noi attori siamo pezzi di un puzzle”.

Prendendo “il riferimento a Altman di un giornalista come complimento”, Franco dice: “Sono cresciuto in Messico, queste cose che sembrano straordinarie e dovrebbero essere strane sono pure una follia in cui si cresce sentendole normalità. Ma non succede solo in Messico di avere una società corrotta”. “Per me – prosegue il regista - è naturale pensare che tutto questo succederà, prima o poi. Il Covid scuote sempre più le fondamenta della società: questi tempi pazzi mettono alla prova il modo in cui la società sopravvive. Non sono pessimista, ma stiamo vedendo come non c’è alcuna empatia per chi soffre di più. Cerchiamo di imparare, non ho fatto questo film per mandare un messaggio, ma – ripeto - come monito: non arriviamo a questo punto”.

Aggiunge Boneta, “il Covid ha creato una confusione enorme: i numeri sono sbagliati, ci sono più morti in Messico che Usa. Le divisioni si stanno inasprendo in tutto il mondo, molti governi, non solo il messicano, stanno buttando soldi in esercito e spese militari per controllare le persone, sottraendo risorse alla cultura, come se fosse accessoria”.

A chi gli chiede se Nuevo Orden sia il Joker di quest’anno, Franco invita a “non prenderlo troppo sul serio, ma se si è troppo sensibili, allora vuol dire che sto mettendo il coltello nella piaga. Ho fatto uno sforzo enorme per non politicizzare il film, né destra né sinistra, la militarizzazione è una cosa terribile, ma se non l’abbiamo capito in decenni... Film ha molte ambiguità, inquadra classismo, razzismo, xenofobia, e riflette: ci sono milioni di poveri che non sanno come andare avanti, il sistema attuale non permette loro di uscire dalla povertà. E’ stato il punto di partenza per fare il film”.