"Qualche anno fa, Paola Cortellesi aveva interpretato un monologo, La Leonilde, che aveva fatto pochissime repliche. In quello spettacolo restituiva la figura di Nilde Iotti - che lei ama moltissimo - attraverso le parole, senza mimesi".

A parlare è Peter Marcias, regista del documentario Nilde Iotti, il tempo delle donne, selezionato in Notti veneziane, sezione delle Giornate delle Autori, nell'ambito della 77esima Mostra del Cinema di Venezia.

Un lavoro, quello dedicato alla prima donna Presidente della Camera dei Deputati, di cui quest'anno ricorre il centenario dalla nascita, che in totale è durato quasi due anni: "Abbiamo agito in simbiosi facendo molte ricerche e cercando di conciliare le riprese con gli altri impegni di Paola. Lei è riuscita a far emergere la normalità e il garbo dell'immagine di Iotti, sempre austera eppure morbida. Sa muoversi su tanti registri con delicatezza e serietà: Paola è un'attrice saggia, attenta, colta e ha portato anche un senso materno molto forte".

 

"Amo molto - continua Marcias - raccontare l'esperienza arricchente di un'Italia che non c'è più e che Nilde Iotti rappresenta al meglio. Iotti incarnava un altro modo di far politica senza interessi di parte, lontanissima dall'oggi fatto solo di slogan. All'epoca si combattevano le battaglie dentro le istituzioni e Iotti lo faceva con quell'equilibrio che l'ha resa figura completa da ogni angolatura. Non ha fatto mai passi indietro e grazie alle sue spalle larghe ha gestito grandi difficoltà e affrontato aggressioni provenienti anche dall'interno del suo partito".

Un documentario che può vantare molte testimonianze, alcune anche un po' critiche: "Mi piaceva che ci fosse anche Edda Billi, una femminista storica che offre uno sguardo molto lucido sull'operato di Nilde Iotti, senza spirito agiografico. Ma sono contento di aver coinvolto Ione Bartoli, Loretta Giaroni ed Eletta Bertani, amiche e compagne di una vita che non avevano mai parlato prima: queste operazioni rischiano sempre di ribadire cose note, volevo evitare questa trappola".

Mancano, infatti, molti aspetti sulla relazione - all'epoca molto controversa - con Palmiro Togliatti: "C'erano tanti modi per raccontare il loro rapporto: ho scelto di riassumerlo attraverso le loro lettere d'amore, una chiave per sottolineare ancora una volta la sua dimensione di rottura".

 

Interessante il parterre di intervistati, a volte sorprendente: "Ho voluto Liliana Cavani e Piera Degli Esposti perché a loro ho dedicato altri due documentari. Era un modo per mettere in relazione queste tre grandi donne: solo in un secondo momento mi sono accorto che erano tutte emiliane. Liliana è coinvolta attraverso frammenti del suo La donna nella Resistenza, Piera ha donato alcune notazioni molto giuste: è lei a sottolineare l'armonia di Nilde Iotti".

E conclude il regista: "Penso sia la prima volta che un Presidente della Repubblica in carica partecipa a un documentario. C'è anche il Presidente emerito Giorgio Napolitano, che ha spesso parlato della sua amicizia con Iotti. La presenza di Sergio Mattarella è merito del lavoro diplomatico del produttore Mario Mazzarotto ma lo stesso Presidente ha detto che ci teneva moltissimo a partecipare".