"Le imminenti elezioni in Iran? Sono soltanto una grande illusione". Non usa mezzi termini Babak Payami, il regista iraniano che due anni fa è stato costretto a fuggire dal paese mediorientale, dopo essere stato arrestato e interrogato a causa del film che stava girando, Silenzio tra due pensieri, incentrato "sul dilemma di coloro che vengono sfruttati tramite la religione". La pellicola, sequestrata allora dalle autorità locali, arriva finalmente in Italia, grazie all'Istituto Luce, che lo distribuisce in una quindicina di copie dal 17 giugno. "Purtroppo il negativo originale resta ancora in mano alla censura iraniana, ma sono riuscito lo stesso a mettere in salvo parte della pellicola e a portare a termine il mio lavoro" spiega il regista, che oggi si divide tra l'Italia, scelta come sua "patria lavorativa", e il Canada, dove vive e di cui possiede la cittadinanza. "Nonostante tutto sento ancora un legame molto forte con la mia terra di origine e provo un profondo rispetto per il mio popolo, ma se penso a come si sono comportati con me non posso non parlare di una dittatura primitiva - dice il regista -. Quando ho chiesto alla persona che mi stava interrogando se aveva visto il mio film, ha risposto che non ce n'era bisogno". Silenzio tra due pensieri racconta la storia di una giovane donna che viene risparmiata dall'esecuzione perché, secondo una convinzione diffusa, i criminali vanno all'Inferno, mentre una vergine giustiziata finisce in Paradiso. Per ovviare a questo problema, un leader spirituale del luogo costringe il boia locale a sposare la ragazza affinché, una volta consumato il matrimonio, si possa procedere con la condanna a morte. Ma quando l'uomo si trova davanti alla vittima precipita nel dubbio. "Il silenzio tra due pensieri del titolo - spiega il regista - è il momento in cui un individuo, o un'intera società, si risveglia da un incubo o da una convinzione cieca. E' il viaggio attraverso l'indecisione. Non è però un film sulla religione, bensì su come possa essere utilizzata e rappresentata in modo errato per ingannare la gente". Silenzio tra due pensieri arriva dopo One more day e Il voto è segreto. "Sono molto fiero di quest'ultimo film - dice ancora il regista - perché senza saperlo ho previsto esattamente quello che sta accadendo oggi. Non sono un cineasta politicamente impegnato e non mi piace esprimere giudizi su questioni di questo genere, ma non voglio dare legittimità a elezioni che, ripeto, considero un'illusione". Payami ha vissuto per oltre 20 anni lontano dall'Iran e vi ha fatto ritorno per girare il suo primo film. "Il gioco del gatto con il topo che la censura iraniana mette in atto nei confronti degli artisti non smetterà mai - continua -. Noi artisti viviamo in funzione della nostra creatività e non bastano tutti i poliziotti armati a fermarci. L'ho detto anche alla persona che mi ha interrogato: prendetevi questo film e io ne girerò un altro, arrestatemi e un altro regista lo farà al posto mio. Comunque vada sarò io a vincere questa battaglia".