Entriamo ne La tana di Beatrice Baldacci, opera prima che si ricollega al corto documentario della giovane regista umbra (Città di Castello, 1993), "Supereroi senza superpoteri" (menzione speciale Fedic come miglior cortometraggio della Mostra del Cinema di Venezia, sezione Orizzonti, nel 2019), che attraverso immagini di filmini familiari ricostruiva la sua infanzia e il rapporto con una madre malata.

Nel film, durante l'estate dei suoi diciotto anni, Giulio ha deciso di non partire: passerà le vacanze a casa, per aiutare i genitori (Elisa Di Eusanio e Paolo Ricci) nei lavori in campagna. Nel casale vicino, da molto tempo disabitato, sembrano essere tornati i proprietari. Si tratta della loro figlia, Lia, una ragazza tanto disinibita quanto introversa. Impone il proprio punto di vista su tutto senza possibilità di contraddittorio. Giulio - bravo ragazzo, sensibile e fin troppo educato - se ne innamora. Attratto da lei, comincia a pensarla giorno e notte. Lia lo inizia a strani ‘giochi’, sempre più pericolosi. La ragazza però non parla di sé. Ha detto di essere venuta da sola per passare le vacanze nella vecchia casa di famiglia, dove non tornava da quando era bambina. Lia nasconde dei segreti e non permette a nessuno di mettere piede nella vecchia casa abbandonata.

Realizzata nell'ambito di Biennale College (il programma che accompagna giovani autori nello sviluppo e la realizzazione di lungometraggi a micro budget), presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia l’anno scorso e successivamente ad Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, ha vinto il Premio Raffaella Fioretta per il Cinema Italiano.

Il film è stato prodotto da Andrea Gori e Aurora Alma Bartiromo - in collaborazione con Rai Cinema e NABA-Nuova Accademia di Belle Arti - per Lumen Films, e sarà distribuito nelle sale italiane da PFA di Pierfrancesco Aiello dal 28 aprile.

Alle musiche magnetiche e avvolgenti il talentuoso Valentino Orciuolo.

Ha dichiarato la regista: “La Tana non è un luogo concreto e reale, ma quello spazio dove andiamo a nasconderci quando non stiamo bene. E dove speriamo che qualcuno ci venga a cercare…”.

Ascoltiamo gli interpreti Irene Vetere (che ha vinto per questa interpretazionei Fabrique du Cinéma Awards 2021) e Lorenzo Aloi.

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