Famiglie in frantumi. Spersonalizzazione dei rapporti. Clonazione umana. Questo, secondo Le particelle elementari di Oskar Roehler, il fosco orizzonte che si profila a un'umanità ormai acriticamente schiava della scoperta e del progresso scientifico. Primo dei quattro titoli tedeschi in concorso alla 56a Berlinale, il film, che in Italia sarà distribuito dalla Lucky Red, si basa sull'omonimo romanzo-shock, scritto dal francese Michelle Houllebecq nel 1998. Roehler, noto in Germania per il marchio disturbante di film come Hanna Flanders e Agnese e i suoi fratelli, parla di folgorazione. "Ho trovato la sua analisi illuminante - dice -. E' un libro che, fotografando la parabola economica e morale della società occidentale negli ultimi 200 anni, mi ha fornito una prospettiva completamente nuova sul mondo".
A incarnare il dirompente messaggio di Houllebecq è sullo schermo un cast tutto tedesco, in cui spiccano i volti noti di Moritz Bleibtreu e Franka Potente. Sono loro, insieme agli idoli locali Martina Gedeck e Christian Ulmen, a dar vita al dramma di Michael e Bruno, fratellastri agli antipodi, condannati a due esistenze opposte ma ugualmente fallimentari. Il primo è un brillante biologo molecolare, che riversa sul lavoro solitudine e frustrazioni di una vita intera. Mentre lui, trentacinquenne ancora privo di qualsiasi esperienza con le donne, è ossessionato da una ricerca sulla clonazione che elimini il sesso dai rapporti umani, il fratello insegnante è preda di sempre più incontrollabili attenzioni nei confronti delle sue alunne. Alle spalle una storia familiare di vessazioni e morbosi rapporti, i due si ritrovano a tornare a sperare insieme grazie a due donne.
A produrre il film è stato Bernd Eichinger, lo stesso che aveva scommesso sul controverso La caduta sugli ultimi giorni di Hitler. Anche in questo caso ci è voluto coraggio, spiega, ma la scelta è stata immediata: "Appena letto il romanzo mi è stato chiaro che avrei dovuto farne un film. Fin da subito ho però anche capito che sarebbe stato necessario tradire la lettera del libro, per rispettarne lo spirito". Il finale è così diventato "più consolatorio", ma soprattutto visione e centralità del sesso sono state piegate alle esigenze di una platea cinematografica. Il risultato è una versione più soft, ma ugualmente pessimista e opprimente, in cui Roehler dice di rispecchiarsi: "Mi sento molto vicino alle posizioni di Houllebecq e ritengo le sue intuizioni geniali, ma concedo all'umanità qualche speranza in più". Singolare, in proposito, il totale disinteresse dell'autore nei confronti del film: "Lui scrive libri, ma non parla - è il sarcarstico commento di Eichinger -. Siamo riusciti a incontrarlo una volta all'inizio e poi basta. Abbiamo provato a contattarlo per mostrargli il film, ma si è reso irreperibile".